Ivano Marescotti ci ha lasciato lo scorso 26 marzo a Ravenna, abbiamo così detto addio a un grandissimo attore e a una splendida persona. Abbiamo raggiunto in esclusiva il regista Sandro Baldoni.
I due hanno lavorato insieme nei film Strane storie Racconti di fine secolo e Consigli per gli acquisti rispettivamente del 1994 e del 1998. Andiamo a leggere le sue parole.
Ivano Marescotti ci ha salutato un mese fa, un grandissimo attore, vorrei un suo ricordo.
“Grande attore, temo sottovalutato dal cinema italiano. Talento, tecnica e dedizione rari nel nostro cinema. Grande generosità nell’affrontare sia progetti piccoli che incarichi più importanti”.
In Strane Storie Racconti di fine secolo del 1994 ha sicuramente dato prova di tutte le sue abilità. Come fu lavorare con lui a questo film?
“Era il classico progetto con pochi soldi di finanziamento e molto lavoro da fare. Lo scelsi come protagonista istintivamente perché mi piacevano la sua faccia e il suo fisico, perfetto per le storie surreali – quasi senza tempo – che volevo mettere in scena. Quella faccia e quel fisico potevano attraversare le epoche: Ivano poteva stare bene in un quadro del Caravaggio come in uno di Otto Dix, oppure in un disegno più contemporaneo, come quelli di Tullio Pericoli. Man mano che andavamo avanti nella lavorazione del film, mi accorgevo della sua versatilità. Alla fine ha interpretato quattro personaggi tutti molto diversi tra loro, e tutti benissimo”.
In Consigli per gli acquisti recita nel ruolo di Gianfranco, un altro personaggio interessante. Ce lo racconta?
“Il personaggio di Gianfranco in “Consigli per gli Acquisti” è quello di un creativo pubblicitario degli anni’80-90, di quelli della Milano da Bere, che pensava di essere un nuovo Filosofo della Comunicazione, e si esprimeva come tale, anche se il suo compito in quel momento era far vendere di più una marca di mortadella. Il film era una satira sul mondo della pubblicità. Un’altra dimostrazione di grande talento e versatilità per cui Ivano ebbe una nomination ai Nastri d’Argento”.
Abbiamo parlato del Marescotti autore, ma come persona che tipo era? Ce lo immaginiamo intellettuale e molto simpatico.
“Persona di raro attaccamento al suo mestiere, fuori dal set e dal palcoscenico impegnato politicamente e umanamente in azioni di aiuto ai più fragili. Un carattere non sempre conciliante, ma anche le litigate che abbiamo fatto hanno reso il lavoro (e la frequentazione fuori dal lavoro) un momento di crescita. Almeno per me, ma credo per tutti e due. Lui era romagnolo e io sono romagnolo da parte di madre: ci insultavamo e ci riconciliavamo anche in dialetto. Mi mancherà la sua energia, che è rimasta intatta fin quasi all’ultimo nonostante la malattia: proprio in questo periodo aveva aperto una scuola di teatro, il TAM (Teatro Accademia Marescotti) e aveva un bel gruppo di allievi, che spero seguano il suo esempio e trasmettano ad altre ragazze e ragazzi il suo messaggio”.
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