Luis Sepulveda, uno dei più grandi scrittori dell’epoca contemporanea, è morto giovedì 16 aprile all’età di 70 anni. L’artista nato in Cile era ricoverato all’ospedale di Oviedo, in Spagna, dopo aver contratto il Coronavirus. Le Asturie erano diventate la sua casa negli ultimi anni, dopo l’esilio forzato negli anni ’70 a causa della dittatura di Pinochet e le esperienze successive in giro per il mondo.
Una grande perdita per la cultura
Autore prolifico, attivo sia nella prosa sia nella poesia, Sepulveda parlava correttamente inglese, francese e italiano, oltre alla sua lingua madre. Il suo primo romanzo, “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, lo portò alla ribalta regalandogli grande successo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Sono tante, poi, le storie ricordate dagli appassionati, e tra quelle di maggior successo va ricordato il romanzo “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare“, sul quale si basa un film particolarmente apprezzato dal pubblico, “La gabbianella e il gatto”. Tra i riconoscimenti più importanti, il “Premio Tigre Juan” del 1989 con il “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” e il “Premio Primavera de Novela” nel 2009 con “L’ombra di quel che eravamo”. Dal 2005 era cittadino onorario del comune di Pietrasanta, in provincia di Lucca.
L’impegno politico di Sepulveda
Sepulveda ha raccontato il suo impegno politico con una serie di racconti racchiusi ne “La frontiera scomparsa”: dalle prigioni di Augusto Pinochet all’esilio forzato in Argentina, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, fino all’approdo in Europa. Nel 1982 si unì all’organizzazione ecologista Greenpeace e collaborò con loro negli anni successivi, prima sulle navi e poi come coordinatore tra i vari settori dell’organizzazione. Nel 1989 poté ritornare in Cile, ma dal 1996 si trasferì in Spagna, dove ha vissuto il suo ultimo periodo.