Il nome dei Fratelli La Bionda, Carmelo e Michelangelo, è entrato di diritto nella storia della disco music italiana. La passione per la musica li ha spinti a muoversi per poterla trasformare in un lavoro, pur non potendo contare su grandi mezzi a loro disposizione. Sin da bambini hanno così iniziato a suonare la chitarra da autodidatti grazie a un regalo del padre, fatto loro contro il volere della madre.
A comporre il duo de “I Fratelli La Bionda” sono Carmelo e Michelangelo La Bionda, due fratelli originari di Sciacca, in Sicilia, nati rispettivamente nel 1949 e nel 1952. I due sono considerati gli inventori della disco-music italiana, oltre ad avere realizzato numerose sigle e colonne sonore di programmi e spot Tv. In un primo momento si sono fatti conoscere con il nome di “DD Sound“, che lasciava intendere che i due fossero inglesi, ma era stata una scelta proprio per seguire la tendenza tipica degli anni ’80.
Erano stati proprio loro stessi a raccontare come fosse nata questa idea: “Allora era il momento in cui dovevi avere un nome esotico – avevano raccontato in un’intervista a ‘La voce di New York’ -, comunque non italiano. Quindi anche noi all’inizio abbiamo provato con ‘DD Sound’, che ci piaceva. Tutti però dicevano: ‘Senti ‘sti americani, loro sì che sanno fare come si deve la disco’. Anche in Francia e in Germania tutti avevano preso a usare, specie nella musica del momento, nomi anglosassoni”.
La notorietà non è così tardata ad arrivare e ha permesso loro di collaborare con artisti importanti, tra cui spiccano I Ricchi e Poveri, Bruno Lauzi, Mia Martini e Ornella Vanoni, Sono loro inoltre ad avere scoperto e lanciato Amanda Lear.
Forse non tutti lo sanno, ma è proprio a I Fratelli La Bionda che si devono le colonne sonore di numerosi film. Basti fare l’esempio di “Cane e gatto”, “Chi trova un amico trova un tesoro”, “Roba da ricchi”, “Miami Supercops” e “Poliziotto Superpiù”.
Farsi conoscere poi con il loro nome reale non ha comunque influito sul riscontro del pubblico. “A un certo punto ci siamo detti: ‘Mettiamo ‘La Bionda’. Un po’ di smarrimento iniziale c’è stato, è vero, ma alla fine tutti hanno ‘digerito’ il nostro vero cognome. L’essere poi i La Bionda ha fatto in modo che la musica nostra e di altri connazionali diventasse in tutto il mondo la italo-disco-music, che non aveva niente da invidiare a quella americana o inglese del momento. Anzi aveva una connotazione diversa rispetto a quella della solita disco”.
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