“Non è fantastico il Capodanno? Si ricomincia tutto dall’inizio. Capita a tutti una seconda occasione…”. A 16 giorni dalla notte di San Silvestro questa frase, tratta dal film “[sponsor-link id=”250″]”, rappresenta forse al meglio lo spirito più saggio di cui ognuno di noi potrebbe usufruire durante le imminenti Festività natalizie. Lasciarsi tutto alle spalle e affrontare il nuovo anno solare con maggiore consapevolezza rispetto a quello precedente. Del resto: chi di noi non ha mai stilato (fisicamente o non) una lista di impegni e buoni propositi personali da rispettare nei successivi 365 giorni?
E pensare che questa citazione non è sicuramente tra le più iconiche di tutta la pellicola. E non è nemmeno pronunciata da uno dei personaggi più importanti. Ben altre (e innumerevoli), infatti, sono state le frasi entrate nel linguaggio quotidiano grazie al film del 1994 diretto da Robert Zemeckis. Impossibile riproporle tutte. Probabilmente quella grazie alla quale Forrest è sempre riuscito a sorridere agli eventi della sua vita è “Stupido è chi lo stupido fa”.
Sul finire degli anni ‘80, la produttrice Wendy Finerman rimase piacevolmente colpita dalla lettura di “Forrest Gump”, romanzo dello scrittore Winstom Groom. A suo dire, il libro aveva il potere di far ridere e piangere allo stesso tempo. Quindi sarebbe stato adatto a una trasposizione cinematografica. Previsione azzeccata, considerate le conseguenze.
Tutta la vicenda narrata ruota attorno a Forrest Gump. Potrebbe essere considerato un biopic se il protagonista fosse realmente esistito. Nato a Greenbow, in Alabama, nella seconda metà degli anni ‘40, Forrest è dotato di un quoziente intellettivo di soli 75 punti. Dunque decisamente inferiore alla media. È una persona pura, che ha in Dio, nella madre (la signora Gump, dispensatrice di pillole di saggezza) e nell’amica Jenny Curran gli unici punti di riferimento nella sua vita.
Lo sviluppo cognitivo piuttosto limitato e il suo modo di essere non impediranno a Forrest di vivere una vita ricca di gioie e soddisfazioni. Diventa campione di football americano (“Corri Forrest, corri!”), eroe di guerra, imprenditore miliardario grazie alla pesca dei gamberi (portando a compimento una promessa fatta al soldato Bubba), ultra atleta che corre attraverso tutti gli Stati Uniti (“Sono un po’ stanchino…”). Sfruttando una serie di coincidenze favorevoli, questo curioso personaggio sarà anche diretto testimone di importanti avvenimenti della recente storia americana, come la guerra in Vietnam e lo scandalo Watergate. Nonché di incontrare personaggi di calibro internazionale come Elvis Presley, John Fitgerald Kennedy, John Lennon.
Il film rifugge i generi canonici: un po’ dramma, un po’ commedia. Gli eventi sono trattati con una certa leggerezza e una buona dose d’ironia, poiché filtrati dallo sguardo ingenuo (ma autentico) del protagonista. In una vita di successo, ciò che lo rende davvero speciale, tuttavia, è la sua maniera di entrare nelle vite altrui per migliorarle. Eloquente è la metamorfosi del tenente Dan Taylor (Gary Sinise). Simbolo di una certa America aggressiva e prepotente in politica estera, egli resta gravemente ferito durante un’imboscata tesa dai Vietcong al suo plotone. Forrest riuscirà a salvarlo, ma le gambe gli verranno amputate, a seguito delle ferite riportate.
Il tenente Dan resta mutilato non solo fisicamente, ma anche moralmente. Perché ha perso il suo scopo nella vita, quello di morire onorevolmente in guerra. A salvarlo sarà proprio il rapporto che instaurerà con Forrest, per mezzo del quale si spingerà al di là dei propri limiti, fino a ritrovare la serenità interiore. Perché “la merda capita” (“qualche volta…”); ma ci si può sempre sollevare dopo averla calpestata.
Non mancano, però, le dolenti note. Jenny, interpretata da Robin Wright, è l’unica (oltre alla signora Gump, nei cui panni recita Sally Field) ad accettare Forrest per quello che è. Senza fargli domande. Forrest ama Jenny, ma l’amore non è corrisposto (“Perché non mi ami Jenny? Non sono un uomo intelligente, ma so l’amore cosa significa”). Il suo spirito inquieto e ribelle, il suo desiderio di fuggire lontano da Greenbow (e da un padre molesto e violento) la condurranno, dopo diverse esperienze fallimentari, a un passo dall’abisso. Anche in questo caso, Forrest Gump si rivelerà per lei, come per il tenente Dan, porto sicuro e fonte di salvezza.
Il film si apre e si chiude con la poetica immagine di una piuma trasportata qua e là dal vento sulle melodiose note della colonna sonora curata da Alan Silvestri. Una potente metafora, questa, della condizione umana: come la piuma è in balìa del vento, noi siamo in balìa del caso (“Mamma diceva sempre: la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”). Tuttavia, mentre la piuma non può opporsi, l’essere umani può reagire alle prove della vita, creando il proprio personale destino. Proprio come fa Forrest Gump.
Tom Hanks, autore di una prestazione memorabile, vinse stra-meritatamente l’Oscar come Miglior Attore Protagonista, durante l’edizione del 1995. Per l’Italia, venne doppiato da uno straordinario Francesco Pannofino. Questo non fu l’unico riconoscimento assegnato alla pellicola, che vinse altre cinque statuette: Miglior Film, Miglior Regia, Migliore Sceneggiatura non Originale, Miglior Montaggio e Migliori Effetti Speciali. A proposito di quest’ultimo, le scene che vedono il nostro protagonista interagire con personaggi realmente esistiti (ma ormai defunti al momento dell’uscita del film) furono girate grazie all’aiuto del bluescreen. Tale tecnologia permetteva di isolare Hanks e le sue movenze, che poi venivano inserite in post-produzione in veri filmati d’archivio. Il risultato finale, guardando il film, è tuttora a dir poco stupefacente.
Tra i vari estimatori del film si può citare Roger Ebert, illustre critico cinematografico statunitense, il quale scrisse nella sua recensione: “Non avete mai visto qualcuno come Forrest Gump in un film prima d’ora, e per quanto mi riguarda non avevo mai visto un film come Forrest Gump”. Ed effettivamente è difficile trovare un’altra opera in cui personaggi di siffatta umanità si muovono in una storia di così ampio respiro, dove tutto si incastra alla perfezione. “Mamma diceva sempre che i miracoli accadono tutti i giorni”, dice Forrest. Una lezione di Storia e di Vita sullo schermo.
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