Ezio Bosso, il 13 settembre il concerto di saluto

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Il 13 settembre suonerà la sua orchestra, è stato definito ormai un nuovo pianeta, il Pianetino Ezio Bosso, ma il podio resterà vuoto per evidenziare la sua presenza. I suoi musicisti suoneranno come se Ezio Bosso fosse lì e in un certo modo ci sarà – così Andrea Catizone, presidente dell’associazione Apertis Verbis che ha ideato PlayForEzio, il concerto che il 13 settembre, a Torino, servirà per salutare il Maestro -. Si porterà avanti la sua eredità, insieme con la famiglia e i musicisti che hanno lavorato con lui. Sarà un tentativo di portare avanti i suoi progetti perché un artista così importante possa continuare l’approccio con la musica“.

Ezio Bosso, la sorella: “Omaggio più grande per artista è ricordarlo come tale”

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Non è il compleanno, ormai Ezio Bosso è entrato a far parte, già da quando era in vita, della storia della musica e l’omaggio più grande per un artista è ricordarlo come tale”, così Ivana Bosso, sorella del musicista morto durante il lockdown. “Lì ci riconosciamo, famiglia compresa. È stato un anno terribile per tutti e poter tornare a vedere la musica e gli spettacoli dal vivo, questa è la maniera migliore per ricordare un artista. Io e la mia famiglia siamo d’accordo“, ha aggiunto. Tornano anche i messaggi dalla pagina Facebook di Ezio Bosso, sulla bacheca dei suoi fan. Un’emozione virtuale, che sfiora quella infinita che porta la sua musica.

La scomparsa del pianista che ha commosso l’Italia

La musica classica è la migliore scuola all’ascolto che esista. E credo che non sentire il prossimo, oggi, sia uno dei problemi sociali più urgenti. Una politica illuminata dovrebbe porla al centro degli sforzi.” Così parlava Ezio Bosso, scomparso troppo presto, a causa di una malattia neurodegenerativa, dopo essere stato operato di tumore al cervello.

La quarantena imposta dal virus gli è stata fatale. “I miei orchestrali sono i miei fratelli, i miei figli – diceva in una delle ultime interviste rilasciate -. Ci sentiamo moltissimo ma non è lo stesso. Alcuni stanno vivendo un periodo di grande sofferenza, non possono più suonare, non hanno più un reddito.” Era triste Ezio, ma non smetteva di pensare al futuro. Aveva in mente molti progetti, stava pensando a nuovi modi di fare musica nel rispetto delle distanze. Se n’è andato con un sogno: “Trovare una casa alla mia orchestra che si chiama Europe, come la Dea, pacifista, laica, fatta da un popolo di amici che ama rischiare con me“.

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