Carlo Verdone, re della commedia, trasformista, campione dell’osservazione dei costumi italici, compie 70 anni. Da romano nato in via Giulia (e romanista da sempre), grazie alla sua naturale propensione alla tipizzazione di personaggi capitolini, ha interpretato numerosi personaggi
Il tontolone con gli occhi al cielo del “Ma che so’ du’ cervi?” nello sketch tv di Non stop del 1977. Il Leo che tre anni dopo, nel film d’esordio Un sacco bello, anelava Ladispoli ma incappava nella fascinosa spagnola Marisol in vacanza a Roma. Il Manuel Fantoni del “cargo che batteva bandiera liberiana” di Borotalco, nell’82. L’Ivano dell’“‘O famo strano?” di Viaggi di nozze del ‘95.
Quello che era l’imbranato nipote della Sora Lella festeggia questo traguardo con l’ironia e lo spirito di sempre. Annunciando il compleanno a cifra tonda e i relativi festeggiamenti ufficiali (un canale Verdone su Sky Cinema con venti film fino al 30 novembre e una programmazione dedicata su canale 34) sul suo profilo Instagram, l’attore-regista-sceneggiatore cita Bruce Springsteen e scrive: “Che dirvi? So’ tanti… Ma la mente è lucida, lo spirito positivo, le anche robuste. Quindi la corsa continua! Born to run finché potrò”.
Ventisette film da regista, trentanove da attore, con l’ultima “fatica” Si vive una volta sola (fermato due volte dal Covid), che doveva uscire a febbraio, poi questo novembre, è ancora fermo ai box e non sarà in sala prima del 2021. Verdone ha una carriera quarantennale sul grande schermo premiata con un’infinità di riconoscimenti, tra cui nove David di Donatello. Ha conosciuto registi del calibro di Michelangelo Antonioni, Vittorio De Sica, Rossellini, passando pure i suoi pomeriggi, insieme al fratello Luca al cineforum a vedere i capolavori della storia del cinema, ma anche a nutrirsi di Jimi Hendrix e dintorni.
Dopo due produzioni undergound, la svolta di carriera arriva con la letteratura al cabaret. I tipi da bar e da quartiere vengono portati in scena nel ’76 al teatro Alberichino di Roma, una cantina da una quarantina di posti dove presenta una serie di personaggi ispirati alla gente che incontra ogni giorno. Il tam tam cittadino lo porta in tv, a Non stop, accanto ad altri protagonisti di sketch poi diventati pezzi da novanta, come Massimo Troisi e Francesco Nuti.
La svolta cinematografica arriva con Sergio Leone che lo aiuta a pensare alla sceneggiatura di Un sacco bello, il film dell’80 che segna il suo debutto cinematografico da regista e la creazione di maschere poi perfezionate e arricchite un anno più tardi in Bianco, rosso e Verdone, storia di tre indelebili personaggi in viaggio per votare: Furio, il nevrotico e snervante marito di Magda e padre di AntonGiulio e AntonLuca, l’infantile Mimmo in viaggio con la strepitosa nonna Lella Fabrizi, e l’emigrato lucano Pasquale che rientra da Monaco.
Tipizzazioni abbandonate nei film della maturità, ma talmente iconici da essere diventate addirittura maschere di Carnevale. Dopo avere anche recitato al fianco di Alberto Sordi nel film cult dell’82 In viaggio con papà, vira così verso la commedia all’italiana e dà via via spazio a una comicità venata di malinconia, ipocondria e nevrosi varie: con i vari Borotalco(’82), Io e mia sorella (’87), Maledetto il giorno che t’ho incontrato (’91), Perdiamoci di vista (’93), Al lupo al lupo (’92), Sono pazzo di Iris Blond (’96), Ma che colpa abbiamo noi (2002).
Alle tipizzazioni Verdone è tornato nel 2008 con Grande Grosso &…Verdone, dove spiccava il coatto Moreno, del tutto fuori posto nella raffinata vacanza a Taormina con l’altrettanto coatta moglie Enza, interpretata da Claudia Gerini, la partner più affiatata, in una produzione cinematografica in cui ha sempre dato grande spazio alle donne: da Ornella Muti a Veronica Pivetti e Laura Chiatti, passando per Margherita Buy, Asia Argento e, nel suo penultimo film, Benedetta follia, del 2018 (di fatto l’ultimo, in attesa di Si vive una volta sola), Ilenia Pastorelli.
Per il suo ultimo film fermo ai box Carlo Verdone ha scelto un dream team, chiamando accanto a lui Anna Foglietta, Max Tortora e Rocco Papaleo. E aspettandone l’uscita in questi mesi dominati dal Covid non si è accontentato di passare il tempo su Facebook, dove spopola, e su Instagram, ma ha scritto la sua prima serie tv. Si chiama Vita da Carlo ed è una sorta di autoanalisi in dieci puntate per Amazon Prime Video dove racconterà, romanzandola, la sua vita. Verdone spera di poter cominciare a girarla il prossimo marzo.
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