Polonia, aborto vietato anche in caso di malformazioni del feto

In Polonia, il numero dei casi in cui una donna può abortire si è ridotto ulteriormente. Tramite una sentenza, il 22 ottobre 2020 la Corte Costituzionale polacca ha dichiarato incostituzionale la legge del 1993 che consentiva l’interruzione di gravidanza in caso di gravi malformazioni genetiche del feto. Ora la normativa del Paese prevede il diritto all’aborto solo se la salute della donna è a rischio o se il concepimento è stato la conseguenza di una violenza sessuale. Julia Przylebska, la presidente della Corte costituzionale polacca, ha motivato la sentenza parlando dell’aborto in caso di gravi malformazioni del feto come di una “pratica eugenetica”.

I possibili effetti della sentenza

Per comprendere l’effettivo impatto della sentenza, è necessario considerare che finora la quasi totalità delle interruzioni di gravidanza registrate in Polonia era legata alla presenza di gravi malformazioni del feto. Solo nel 2019 1.074 aborti su 1.100 (quasi il 98%) sono avvenuti per questo motivo. Dunja Mijatović, Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, ha osservato che la sentenza è molto vicina a un divieto totale all’interruzione di gravidanza. Ciò potrebbe determinare un ulteriore aumento degli aborti clandestini. Come spiegano le organizzazioni femministe, ogni anno tra le 100mila e le 200mila donne polacche ricorrono a questa pratica.

La mozione dei parlamentari di destra contro l’aborto

La sentenza della Corte Costituzionale, approvata con 11 voti favorevoli e due contrari, è arrivata in risposta a una mozione dei legislatori di destra. Secondo i conservatori, la possibilità di abortire in caso di malformazioni fetali violava la disposizione della Costituzione polacca che protegge la vita di ogni individuo. Già lo scorso aprile la maggioranza aveva provato a limitare l’interruzione di gravidanza, ma la sua proposta di legge era stata rimandata in commissione. Un altro tentativo simile era stato compiuto nel 2016. In quel caso l’iniziativa fu bloccata in seguito alle cosiddette “proteste in nero”.

La reazione dei gruppi internazionali per i diritti umani

La sentenza della Corte Costituzionale polacca si inserisce in un contesto di ripetuti attacchi del governo ai diritti delle donne, così come i cambiamenti legali e politici che hanno minato l’indipendenza della magistratura e lo stato di diritto in Polonia”. È con queste parole, scritte in un comunicato congiunto, che i gruppi internazionali per i diritti umani si sono opposti alla sentenza sull’aborto. Tra i firmatari ci sono Amnesty International, il Centro per i diritti riproduttivi e Human Rights Watch.

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