Dopo settimane di alta tensione lungo la linea Roma – Berlino, i Ventisette dell’Ue hanno raggiunto l’accordo sul regolamento per la gestione delle crisi, ultimo tassello della riforma del Patto europeo su migrazione e asilo proposta dalla Commissione europea nel 2020.
L’accordo è stato raggiunto nella riunione degli ambasciatori dell’Ue (il Coreper), che prepara a livello tecnico il Consiglio dei ministri dell’Unione. Un’intesa arrivata dopo che la Germania ha accettato di tornare al testo originale formulato lo scorso luglio eliminando il paragrafo che difendeva le operazioni di soccorso condotte dalle Organizzazioni non governative.
“Accolgo con favore l’intesa politica raggiunta dagli Stati membri sul regolamento sulle crisi. È una vera svolta, che permette di avanzare nei negoziati con il Parlamento Ue e il Consiglio. Uniti possiamo portare a compimento il Patto sulla migrazione prima della fine della legislatura”, ha commentato su X la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
Contro l’intesa si sono espresse Polonia e Ungheria, mentre Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia si sono astenute. Grande soddisfazione è stata espressa in ambienti diplomatici per il raggiungimento dell’intesa che ha consentito di definire la posizione negoziale del Consiglio Ue in vista delle trattative che si apriranno con il Parlamento europeo.
“L’emendamento della Germania è stato ritirato ed è passata la posizione italiana. Si tratta di implementare velocemente gli strumenti effettivi”, ha confermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ai microfoni di Sky Tg24.
“Alla fine hanno prevalso la diplomazia, il buon senso e la linea del governo italiano e quindi siamo più che soddisfatti perché questo accordo permetterà di accelerare i tempi dell’approvazione del testo con l’incontro tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo per dare nuove regole nella lotta contro l’immigrazione clandestina“, ha detto invece da Riad, in Arabia Saudita, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Visto da Berlino l’intesa rappresenta addirittura una “svolta storica”, ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. “L’accordo sul regolamento delle crisi è una buona notizia. La riforma limiterà efficacemente l’immigrazione irregolare in Europa e alleggerirà in modo duraturo l’onere di Stati come la Germania“, ha scritto sul social X.
Nel testo di compromesso formulato dalla presidenza spagnola dell’Ue, il passaggio sulle Ong, che prima figurava come un emendamento, è stato declassato nella sezione dei “considerando” (le premesse): “Secondo gli standard europei, le operazioni di aiuto umanitario non dovrebbero essere considerate come una strumentalizzazione dei migranti, quando non vi è l’obiettivo di destabilizzare l’Unione o uno Stato membri”.
Al centro della disputa tra Roma e Berlino, l’esclusione delle attività di ricerca e soccorso delle Ong dai contesti che rientrano nell’“uso strumentale” della migrazione da parte dei “Paesi terzi”, una delle fattispecie che innescano l’attivazione del regolamento.
Polonia e Ungheria hanno ribadito la posizione sull’intesa. Il regolamento “non fermerà la migrazione, ma la impone agli Stati membri”, ha commentato il viceministro degli Interni di Budapest Bence Rétvári, che ha anche accusato Bruxelles di aver “forzato il testo finale” permettendo agli Stati membri di “discutere la normativa solo pochi minuti prima del voto“.
La conferma che “Bruxelles vuole avere il potere incontrollato di decidere quando, dove e quanti migranti distribuire se si verifica un’ondata improvvisa in uno Stato membro” ha detto ribadendo il rifiuto del governo di Viktor Orban di “quote obbligatorie” e “ghetti per i migranti”.
La presidenza spagnola e il Consiglio Ue hanno voluto imprimere un’accelerazione al negoziati per fare in modo, tra l’altro, che il Consiglio Ue informale, in programma domani a Granada, non fosse dominato dallo scontro sulla migrazione.
Affinché ci sia un’intesa serve la maggioranza qualificata, ovvero il sì di almeno 15 Paesi che rappresentino il 65% della popolazione europea. Se Polonia, Ungheria e Austria confermano il voto contrario, per l’accordo è necessario il via libera di Berlino e Roma.
Secondo il testo che sarà oggetto dei negoziati con i rappresentanti dell’Europarlamento per la stesura della versione finale, gli Stati in cui si verifichi una situazione di crisi potranno essere supportati con forme di solidarietà obbligatoria: ricollocazione di richiedenti protezione internazionale in un altro Stato membro, sostegno tecnico (esame delle richieste di asilo per alleggerire il carico dello Stato che si trova in una situazione di crisi) oppure contributi finanziari.
Avranno inoltre la facoltà di applicare regole specifiche per estendere la durata degli esami delle richieste di protezione internazionale non oltre le quattro settimane.
Le misure eccezionali dovranno essere autorizzate dal Consiglio Ue sulla base dei princìpi di necessità e proporzionalità e nel pieno rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini di Paesi terzi e degli apolidi.
“In caso di crisi la solidarietà tra gli Stati membri è obbligatoria” e questo rappresenta “un passo avanti comune”, ha detto la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. “Con i nostri sforzi” durante i negoziati “abbiamo fatto in modo che le disposizioni” d’emergenza “possano essere invocate solo in casi molto fondati”, ha precisato la ministra.
Dall'indagine che ha coinvolto la Generazione Z è emerso che soltanto il 20% si sente…
Sciopero nazionale della sanità: medici e infermieri protestano contro la manovra 2025 per chiedere dignità,…
Donald Trump prepara la sua nuova amministrazione con nomine sorprendenti e fedeli alleati, puntando su…
Scopri i dettagli del Bonus Natale 2024: requisiti, novità e modalità per ottenere i 100…
Il patron di X avrebbe messo in discussione alcuni dei candidati scelti da Boris Epshteyn,…
Il nuovo singolo del gruppo della provincia di Bergamo fa scoppiare la polemica sui social.…