L’ultima nazione a condurre dei test missilistici anti-satellite (Asat) è stata la Russia. Il 15 novembre scorso Mosca aveva lanciato un missile che ha portato alla distruzione di un ex satellite-spia risalente all’epoca dell’Unione sovietica nell’orbita terrestre bassa.
L’esplosione – secondo le informazioni del database della United States Space Force – aveva generato 1.632 detriti spaziali, causando la reazione degli Usa. Il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, aveva infatti condannato l’azione russa bollandola come “spericolata e irresponsabile”. I detriti spaziali potrebbero infatti colpire altri satelliti attivi in orbita oppure costringere a cercare riparo gli astronauti statunitensi sulla Stazione spaziale internazionale, che la Nasa gestisce proprio insieme alla russa Roscosmos e ad altre agenzie.
Un precedente analogo risale al 2007, quando la Cina con i suoi test missilistici anti-satellite (che avevano portato alla distruzione di un dispositivo meteorologico) aveva destato particolare preoccupazione. La comunità internazionale temeva infatti che quello fosse il primo passo per un tentativo di militarizzazione dello spazio da parte di Pechino.
Preoccupazioni che sopravvivono ancora oggi, come dimostra il recente annuncio della vicepresidente statunitense Kamala Harris. Parlando dalla base aerea di Vandenberg, in California, Harris – che presiede il National Space Council americano – ha infatti annunciato che questa pratica sarà d’ora in poi vietata negli Usa. La decisione, ha precisato la n.2 della Casa Bianca, ha lo scopo di ridurre le possibilità di uno scontro tra Paesi nello spazio.
Ma non finisce qui. Perché Washington chiede che anche le altre nazioni seguano il suo esempio, invocando la necessità di una “norma internazionale” che vieti i test missilistici anti-satellite. In questo modo, si arriverebbe a una migliore e meglio regolata gestione dello spazio; affinché non diventi terreno di conquista o addirittura teatro di un potenziale conflitto.
Alcuni esperti nelle scorse settimane hanno infatti allertato che Mosca potrebbe colpire i satelliti occidentali nel pieno della guerra in Ucraina. Non a caso, alcuni di questi sono impiegati proprio per fornire sostegno a Kiev. Ne è un esempio la “costellazione” Starlink della SpaceX di Elon Musk, che subito dopo l’invasione ha messo a disposizione i suoi satelliti per fornire connessione Internet al Paese man mano che l’esercito russo distruggeva le infrastrutture a terra.
Finora gli unici produttori di detriti spaziali sono Usa, Russia, Cina e India. Ma secondo la Casa Bianca è giunto il momento di interrompere i test Asat, sostenendo che la “spazzatura” orbitale può rappresentare una minaccia sia per i cosmonauti sia per le infrastrutture spaziali ritenute vitali per la sicurezza, l’economia e gli interessi scientifici della nazione. “Il confronto nello spazio esterno non è inevitabile – si legge in una nota dell’Amministrazione di Washington –. Ma gli Usa cercano di garantire che questo rimanga libero da conflitti”.
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