Lo scorso luglio, tre sonde sono partite dalla Terra per raggiungere e studiare Marte. Oggi, martedì 9 febbraio, una di loro taglierà l’ambitissimo “traguardo”. Si tratta di Hope (nota anche come Al-Amal), la sonda degli Emirati Arabi Uniti progettata per studiare le dinamiche dell’atmosfera del pianeta rosso. Le sue “rivali”, comunque, non si faranno attendere troppo. L’arrivo della sonda cinese Tianwen-1 è atteso per domani, mercoledì 10 febbraio. Il 18 febbraio, invece, sarà il turno della Nasa Mars 2020 con il rover Perseverance.
Questo “affollamento” è giustificato dal fatto che le sonde sono state lanciate a pochi giorni di distanza l’una dall’altra. L’obiettivo era sfruttare un momento in cui Marte si trovava in una posizione favorevole rispetto alla Terra.
La rischiosa manovra della sonda Hope
Se tutto andrà per il verso giusto, la sonda Hope dovrebbe entrare nell’orbita di Marte attorno alle 16:41 (ora italiana) di oggi. Il tutto avverrà tramite una manovra delicata e potenzialmente rischiosa. Come spiega l’Inaf “per essere catturata correttamente dal campo gravitazionale marziano, Hope dovrà rallentare da 121mila a 18mila chilometri orari: un obiettivo che potrà raggiungere accendendo i suoi sei motori Delta V per 27 minuti. Questi motori sono già stati testati nel corso di alcune piccole manovre di correzione alla traiettoria della sonda, tuttavia l’inserimento orbitale resta il momento più rischioso dopo il lancio, in cui un errore si può pagare a caro prezzo. Per esempio, mancando il pianeta o schiantandosi sulla sua superficie, entrambi incidenti ben documentati nella storia dell’esplorazione marziana”.
L’importanza della missione per gli Emirati Arabi Uniti
La distanza che separa la Terra da Marte rende impossibile pilotare manualmente la sonda da Terra. Di conseguenza la manovra dovrà essere eseguita in maniera del tutto automatica. Si stima che la probabilità di successo dell’inserimento orbitale sia del 50%.
Mars Hope è la prima missione interplanetaria nella storia degli Emirati Arabi Uniti. Il suo successo rappresenterebbe un importante passo avanti per il Paese, nonché un ottimo modo per aprire i festeggiamenti per i 50 anni dalla sua fondazione.
La sonda Hope dovrebbe restare in orbita per almeno un anno marziano (687 giorni) e monitorare la meteorologia e la climatologia del pianeta con tre strumenti scientifici: lo spettrometro infrarosso Emirs, la camera ad alta risoluzione Exi e lo spettrometro ultravioletto Emus.
Lo studio della superficie di Marte
Gli obiettivi della missione cinese Tianwen-1 sono ancora più ambiziosi. Oltre all’orbiter, infatti, la sonda prevede anche un rover che si distaccherà a maggio per provare a posarsi sul suolo marziano. Se l’operazione andrà a buon fine, la Cina diventerà il secondo Paese al mondo (dopo gli Stati Uniti) a fare un atterraggio morbido sul pianeta rosso. Il rover è dotato di 13 strumenti con cui potrà studiare la superficie di Marte e la sua struttura interna. In particolare raccoglierà informazioni sulla presenza di eventuali tracce di acqua e di altre forme di vita.
Ancora diverso l’obiettivo della missione Perseverance della Nasa, che mira a riportare i primi campioni di Marte sulla Terra entro il 2031 (anche grazie a una collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea).