Quando si abbassano le temperature, può capitare di vedere più capelli del solito nel lavandino, per terra o sul cuscino. Si tratta di un fenomeno piuttosto comune, come confermano le ricerche effettuate su Google Trends nel corso degli anni. Basandosi proprio sui dati forniti dallo strumento di Big G, un gruppo di ricercatori della Washington University e della Johns Hopkins University ha portato avanti uno studio sulla caduta dei capelli in autunno, cercando di dare una spiegazione scientifica a questo “inconveniente” che ogni anno spaventa tantissime persone. Nel corso della loro analisi, gli esperti hanno elaborato i dati di Google Trends di otto Paesi, in entrambi gli emisferi, per parole chiave ad alto volume di ricerca relativa alla caduta dei capelli. Il periodo considerato andava dal 2004 al 2016. In un secondo momento, i dati raccolti sono stati comparati mese su mese e stagione su stagione.
I risultati ottenuti dai ricercatori sono stati pubblicati sulla rivista specializzata British Journal of Dermatology. A questa ricerca, risalente al 2017, si affianca uno studio del 2009 chiamato “Seasonality of hair shedding in healthy women complaining of hair loss”.
I risultati degli studi condotti finora indicando che la caduta dei capelli segue una certa stagionalità. È più contenuta in inverno e primavera, mentre risulta più cospicua ed evidente in estate e autunno. Il mese in cui è più abbondante è settembre, con ottobre e novembre che occupano, rispettivamente, il secondo e il terzo gradino del podio. Come spiega Shawn Kwatra, professore associato di dermatologia alla Johns Hopkins University, è normale un leggero aumento della perdita dei capelli nei mesi più caldi. Dal punto di vista evoluzionistico, infatti, una delle funzioni più importanti dei capelli è quella di trattenere il calore, poco necessaria quando si alzano le temperature.
Bisogna tenere presente, inoltre, che una moderata perdita dei capelli è normale in ogni periodo dell’anno. In media si perdono tra i 50 e i 100 capelli al giorno, numero che aumenta quando si passa dal freddo al caldo e in prossimità del cambio di stagione (con queste premesse, non stupisce che settembre sia il mese in cui il fenomeno è più evidente). È necessario preoccuparsi solo quando la perdita dei capelli è davvero abbondante e costante nel tempo. In certi casi è opportuno rivolgersi a un esperto in tricologia.
La caduta dei capelli in estate e in autunno può essere favorita dall’esposizione ai raggi solari, che causano la disidratazione del cuoio capelluto, rendendo i capelli più secchi e tendenti a spezzarsi. Anche la sudorazione eccessiva può causare problemi, favorendo la proliferazione di funghi e batteri sulla cute. Infine, è opportuno tenere in considerazione il ciclo vitale dei capelli. Questi ultimi, infatti, hanno una durata limitata (dai tre ai sette anni) e i follicoli piliferi avviano periodicamente la produzione di un nuovo capello in sostituzione di quello destinato a cadere. Si tratta di un ricambio del tutto naturale e che, quando avviene entro certi limiti, non deve far temere il peggio.
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