Nelle ultime ore è diventato virale un video nel quale Dario Nardella, il sindaco di Firenze, è intervenuto per fermare un attivista di Ultima Generazione intento a imbrattare Palazzo Vecchio con della vernice rimuovibile con l’acqua. Il filmato, oltre ad avere tutte le caratteristiche necessarie per dare vita a una quantità infinita di meme, rappresenta bene il malcontento generale nei confronti delle forme di protesta scelte dal movimento ambientalista che, pur battendosi per una nobile causa, sta trovando difficoltà a indirizzare l’indignazione delle persone comuni nella giusta direzione.
Dopo aver fermato l’attivista, Nardella ha anche dato una mano a ripulire la facciata di Palazzo Vecchio con un’idropulitrice. Su Twitter, il primo cittadino ha poi spiegato che per togliere la vernice lavabile dal museo è stato necessario usare 5mila litri d’acqua. Di fronte a questo dato, alcuni commentatori hanno evidenziato che per produrre un solo chilogrammo di carne servono 15mila litri d’acqua. Si tratta di un numero nel quale capita di imbattersi spesso nelle discussioni riguardanti, per esempio, la dieta vegana o l’impatto degli allevamenti sul pianeta, ma che non è del tutto corretto. Vediamo perché.
È senz’altro vero che nel settore dell’allevamento bisogna usare parecchia acqua, non solo per dare da bere agli animali, ma anche per svolgere altre attività, tra cui la mungitura, la macellazione, la coltivazione delle piante foraggere e la lavorazione dei cibi. Nel complesso il water footprint dato dalla somma di tutte le operazioni necessarie all’ottenimento di un chilogrammo di carne si aggira effettivamente attorno ai 15mila litri, ma da solo non basta per valutare con accuratezza l’impatto ambientale di questi processi produttivi.
Per capire meglio la situazione è necessario prendere in considerazione le differenze esistenti tra acqua “blu”, “verde” e “grigia”. La prima è prelevata direttamente dalla falda o dai corpi idrici superficiali, mentre la seconda deriva dall’acqua piovana evo-traspirata dal terreno durante la crescita delle piante. La terza, infine, è l’acqua necessaria a diluire e depurare gli scarichi idrici di produzione. L’impatto sulla disponibilità idrica di queste tre tipologie è molto differente. L’acqua verde, quella più utilizzata nell’ambito dell’allevamento, torna nel suo ciclo naturale e non viene quindi “consumata”. In pratica, solo il 10-20% dell’acqua necessaria per produrre 1 kg di carne non torna disponibile. In Italia le buone pratiche messe in atto dagli allevatori permettono un consumo idrico addirittura minore rispetto a quello di molti altri Paesi del mondo. Si parla di 790 litri d’acqua effettivi per produrre un chilogrammo di carne, molti meno di quelli che sono stati usati per ripulire Palazzo Vecchio.
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