Due rocce, che potrebbero contenere prove dell’eventuale presenza di vita nel lontano passato del pianeta Marte. Le ha prelevate sul terreno del Pianeta Rosso il rover Perseverance della Nasa, e inevitabilmente la ricerca su tali oggetti spaziali genera grande attenzione e aspettativa da parte della scienza.
I due campioni di roccia in questione si chiamano Montdenier e Montagnac, sottili come una matita e lunghi circa sei centimetri. Entrambi sono stati prelevati da una piccola roccia, il cui nome è invece Rochelle. Il loro arrivo da Marte alla Terra dovrebbe avvenire non prima del 2030, come parte delle missioni del programma Mars Sample Return (Msr).
A stuzzicare l’interesse della scienza è un aspetto di assoluto rilievo. Entrambi i campioni, infatti, presentano caratteristiche che indicano un contatto con l’acqua per un lungo periodo. Ciò rafforzerebbe l’ipotesi che in un passato assolutamente remoto il pianeta Marte possa avere ospitato forme di vita. Lo conferma Ken Farley, responsabile scientifico della missione.
“Sembra che le nostre prime rocce rivelino la presenza di un ambiente in grado di sostenere la vita“, ha dichiarato Farley. Ma i lavori in corso alla Nasa per studiare a fondo il pianeta Marte proseguono anche su un altro fronte. L’agenzia governativa americana sta cercando candidati per partecipare, come membri dell’equipaggio, alla prima missione di un anno in un habitat che simulerà la vita sul Pianeta Rosso, prevista per l’autunno 2022.
La simulazione, che come detto durerà 12 mesi, si terrà al Johnson Space Center di Houston, in Texas. La missione è nota come Crew Health and Performance Exploration Analog e prevede tre simulazioni sulla superficie di Marte. L’obiettivo della Nasa è quello di ricercare e sviluppare metodi e tecnologie per prevenire e risolvere potenziali problemi nelle future missioni sulla Luna e sul Pianeta Rosso.
I volontari selezionati dalla Nasa dovranno così vivere per un anno dentro Mars Dune Alpha, l’habitat artificiale creato per replicare la condizioni di vita su Marte. A firmare il progetto dell’ambiente è lo studio Bjarke Ingels Group. “Le simulazioni sulla Terra aiuteranno a capire e contrastare le sfide fisiche e mentali che gli astronauti dovranno affrontare prima di partire”. A spiegarlo, sul sito ufficiale della Nasa, è Grace Douglas, capo scienziato di ricerca della Advanced Food Technology al Johnson Space Center.
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