L’importanza delle acque di falda,
la più vasta riserva idrica al mondo

Sono le acque di falda, e non i ghiacciai, la più grande riserva idrica del pianeta. Si è scoperto infatti che nelle profondità della crosta terrestre, tra 2 e 10 chilometri di profondità, sono custoditi enormi bacini di acqua salata. Una quantità pari a circa 20 milioni di chilometri cubi di acque di falda profonde, abbastanza da riempire 4800 Grand Canyon. E’ più del doppio di quanto stimato finora, come indica la ricerca condotta dall’università canadese di Saskatchewan, pubblicata sulla rivista Geophysical Research.

Nei primi due chilometri di profondità della crosta terrestre si trovano circa 24 milioni di chilometri cubi di acqua di falda dolce. A questi si aggiungono vasti bacini idrici di acqua salata, vecchia fino a miliardo di anni, rinchiusa nelle rocce. Sommandoli si arriva a una riserva d’acqua sotterranea di 44 milioni di chilometri cubi, la più grande sulla Terra.

L’importanza delle acque di falda

Sebbene vaste, queste acque sotterranee profonde non risolveranno la carenza d’acqua nel mondo. Secondo gli autori dello studio, non è possibile fare affidamento sulla desalinizzazione delle acque profonde. Al contrario è necessario tutelarle.

Anche se questa riserva d’acqua non può essere usata per bere o irrigare, è importante ottenere stime accurate dei suoi volumi per programmare attività diverse, come la produzione di idrogeno, la conservazione delle acque nucleari e la cattura di carbonio.

Le acque sotterranee profonde sono importanti anche per lo stoccaggio dei fluidi di scarto della produzione di petrolio e gas. Quantificando meglio quanto sono grandi questi serbatoi profondi, gli scienziati possono determinare quali sono i più sicuri da usare per lo stoccaggio sotterraneo a lungo termine.

Oltre ad aiutare a ricostruire la storia della Terra, le acque antiche ospitano ecosistemi di microrganismi ancora attivi e possono fornire in questo modo elementi utili per cercare altri mondi potenziali abitabili nel Sistema Solare.

Le nuove scoperte potrebbero quindi aiutare la ricerca di vita extraterrestre consentendo agli scienziati di studiare ambienti simili a quelli in cui potrebbero esistere comunità microbiche su altri pianeti.

 

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