La minaccia che un caldo record si potesse abbattere su Italia, Europa e il resto del mondo in questa estate è partita da lontano. Sia a livello cronologico, dato che le prime avvisaglie risalgono a marzo, sia a livello geografico. Perché un primo colossale allarme era arrivato dall’Antartide e dal Polo Nord.
Il mese di marzo è infatti quello che coincide con il termine della breve estate del Polo Sud. Ma qualcosa, nelle rilevazioni meteorologiche in Antartide, è andato storto. A Vostok, che si trova a circa 1.300 km dal Polo Sud geografico, già tre mesi fa è arrivato un caldo record. Un dato talmente anomalo da far credere che le strumentazioni fossero fuori uso.
In quei luoghi tradizionalmente freddi, anzi ghiacciati, i termometri registrarono infatti ben 15°C in più rispetto al precedente record di tutti i tempi. Inquietante fu anche una considerazione alla base costiera di Terra Nova, dove l’acqua superò gli 0°C. Si tratta di un dato senza precedenti, un caldo record assoluto. Che spinse lo scienziato del ghiaccio Ted Scambos, dell’Università del Colorado, a confidare alla ‘Associated Press’: “Mai avevo visto nulla di simile“.
Se nell’estremità meridionale del Pianeta si è registrato un caldo record, però, lo stesso è avvenuto in quella settentrionale. Le acque dell’Artico avrebbero dovuto sciogliersi lentamente dopo il gelo invernale. Lo hanno fatto però molto più velocemente di quanto non sia mai avvenuto, tanto che l’intera regione superava di oltre 3°C la sua media a lungo termine.
Le rilevazioni sballate si sono poi estese progressivamente ad altre parti del mondo. India e Pakistan già a marzo hanno dovuto sopportare un caldo record, con temperature mai viste in quel mese sin da quando si è iniziato a registrare il dato 122 anni fa. Un’ulteriore accelerazione rispetto a informazioni già note, e di cui si è discusso al vertice Cop26 dello scorso novembre.
Nel corso dell’evento, voluto dall’ONU e che ha analizzato le conseguenze del riscaldamento globale, è emerso che l’intero Pianeta presenta temperature superiori di circa 1,2°C rispetto ai livelli preindustriali. I Paesi che presero parte all’evento di Glasgow concordarono sul fatto che tale innalzamento non può superare i 1,5°C. “Se avvenisse – ha detto a ‘The Observer’ Katharine Hayhoe, capo scienziata di Nature Conservancy – non potremmo più intervenire. E se si superassero i 2°C, gli abitanti del mondo costretti a vivere con temperature estreme sarebbero più di un miliardo“. Un caldo record senza soluzione, quindi, di cui stiamo vivendo un assaggio in queste settimane.
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