Il 24 settembre 2023, poco prima delle 17:00 ora italiana, una capsula a forma di disco volante contenente campioni dell’asteroide Bennu è stata paracadutata dolcemente nel deserto occidentale dello Utah, dopo essersi staccata dalla sonda OSIRIS-REx. Questo segna la conclusione della prima missione della NASA a riportare frammenti di un asteroide sulla Terra, aprendo la porta a ulteriori studi sulla storia del Sistema Solare e sull’origine della vita. La sfida più interessante potrebbe ora iniziare, con l’analisi dei campioni per svelare i segreti celati all’interno di Bennu.
Sono circa 200 i ricercatori di tutto il mondo in attesa di conoscere i segreti che l’asteroide Bennu potrebbe rivelare e fra questi ci sono tre italiani.
“Si ritiene che gli asteroidi come Bennu abbiamo portato gli elementi della vita“, dice all’ANSA Maurizio Pajola, dell’osservatorio di Padova dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, che venerdì andrà negli Stati Uniti, a Houston, dove allo Johnson Space Center della Nasa si trova la capsula. Oltre a lui, sono in attesa dei campioni il gruppo di John Brucato, dell’osservatorio di Arcetri dell’Inaf, e quello di Elisabetta Dotto, dell’osservatorio di Roma dell’Inaf.
Effettivamente, una delle teorie sull’origine della vita sulla Terra suggerisce che ingredienti chiave come l’acqua e le molecole organiche necessarie alla vita siano stati trasportati da asteroidi e comete. L’analisi dei campioni di Bennu potrebbe fornire importanti informazioni per sostenere o confutare questa teoria. Studiando la composizione chimica e isotopica dei campioni, gli scienziati potrebbero scoprire se gli asteroidi come Bennu contengono molecole organiche complesse o altre sostanze che potrebbero essere state essenziali per l’emergere della vita sulla Terra. Questa missione rappresenta un passo significativo nella nostra comprensione delle origini della vita nel Sistema Solare.
Le precauzioni prese dalla NASA durante il recupero della capsula dei campioni da Bennu sono fondamentali per garantire che questi campioni rimangano intatti e non siano contaminati da microrganismi terrestri. L’utilizzo di una “camera bianca” e il flusso di azoto aiuteranno a mantenere un ambiente estremamente pulito e controllato per la manipolazione dei campioni. Il campionamento di aria, suolo e acqua nella zona di atterraggio serve a rilevare eventuali contaminazioni esterne e a identificare i microrganismi terrestri presenti, se ce ne fossero. Queste precauzioni sono essenziali per preservare l’integrità scientifica dei campioni e garantire che le analisi future siano accurate e affidabili.
L’importanza dei campioni di Bennu risiede nella loro preservazione. A differenza dei meteoriti che subiscono alterazioni durante il passaggio attraverso l’atmosfera terrestre, questi campioni sono stati raccolti direttamente dalla superficie dell’asteroide e sono rimasti intatti. Questo permetterà agli scienziati di studiare con precisione le caratteristiche chimiche e geologiche di Bennu e, di conseguenza, ottenere preziose informazioni sulla sua storia e sulla formazione del Sistema Solare. Questi campioni rappresentano una finestra aperta sul passato remoto del nostro sistema planetario e promettono di svelare segreti fondamentali sulla nostra origine cosmica.
Esattamente, la capsula sarà trasportata con estrema cura al Johnson Space Center della NASA a Houston, dove verrà aperta in ambienti controllati e immersa in contenitori di azoto per evitare contaminazioni terrestri. Le analisi iniziali saranno fondamentali per determinare la natura dei campioni raccolti da Bennu, compresi aspetti come colore, massa, forma, volume e porosità. Inoltre, grazie al riempimento completo del container, sarà possibile esaminare una piccola parte delle polveri in eccesso, offrendo una prima anteprima sulla composizione di Bennu già entro una settimana dall’arrivo dei campioni sulla Terra. Questo rappresenta un passo importante nel processo di studio di Bennu e delle sue origini.
È una decisione saggia da parte della NASA conservare la maggior parte delle rocce per le future generazioni di scienziati. Questi campioni rappresentano una preziosa risorsa scientifica e avere accesso a essi in futuro con tecnologie più avanzate potrebbe portare a scoperte ancora più significative. La condivisione con i partner di missione e l’analisi dettagliata coinvolgendo un team di oltre 200 scienziati da quattro continenti promette di portare a una comprensione più completa di Bennu e dei segreti che potrebbe rivelare sulla storia del Sistema Solare. È una missione davvero affascinante e promettente per la ricerca spaziale.
L’obiettivo di catturare tutti e 20 gli amminoacidi è davvero ambizioso e potrebbe portare a importanti scoperte sulla presenza di molecole fondamentali per la vita su Bennu. Utilizzare una tecnica meno distruttiva è una mossa intelligente, poiché preserva meglio i campioni e permette analisi più approfondite. Questa missione offre davvero una grande opportunità per ampliare la nostra comprensione della chimica organica in luoghi oltre la Terra, contribuendo a rispondere a domande fondamentali sulla vita nell’universo.
L’analisi dei tipi di amminoacidi e delle configurazioni sinistrorse è un passo importante per comprendere le origini della vita su Bennu. La ricerca di molecole organiche più complesse come peptidi e zuccheri è altrettanto significativa, poiché queste sono componenti essenziali per la formazione di proteine e zuccheri, che sono fondamentali per la vita come la conosciamo. L’individuazione di queste molecole su Bennu potrebbe fornire indizi preziosi sulla chimica prebiotica e sulle potenziali origini della vita.
La presenza di acqua e argille su Bennu, nonostante le dimensioni relativamente piccole dell’asteroide, solleva interessanti interrogativi sulla sua formazione e sulla sua storia. Potrebbe indicare che Bennu è un frammento di un corpo celeste più grande che una volta ospitava acqua liquida e condizioni favorevoli per la formazione di argille e altre rocce idratate. Questo è un aspetto cruciale per la comprensione della storia dei corpi celesti nel Sistema Solare e delle possibili risorse future per le missioni spaziali, poiché l’acqua è un elemento essenziale per l’exploration spaziale a lungo termine. Pertanto, l’analisi delle rocce da Bennu sarà fondamentale per rispondere a queste domande e svelare ulteriori dettagli sulla sua origine e composizione.
È un punto molto interessante. Effettivamente, la composizione standard del Sistema Solare potrebbe essere diversa da quanto precedentemente ipotizzato, considerando che gli asteroidi come Bennu e Ryugu sembrano contenere una maggiore quantità di acqua e mostrano segni di alterazione idrica. Gli studi condotti su meteoriti, che sono resistenti e densi, potrebbero non rappresentare completamente la diversità delle rocce spaziali. Le missioni spaziali come OSIRIS-REx e Hayabusa2 ci offrono la preziosa opportunità di raccogliere campioni da asteroidi più friabili, contribuendo a una migliore comprensione della vera varietà di materiali presenti nel Sistema Solare e delle loro implicazioni sulla formazione e l’evoluzione dei corpi celesti. Questi dati saranno fondamentali per migliorare la nostra conoscenza del cosmo.
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