Da quanto è emerso da uno studio condotto dal World Weather Attribution, le ondate di calore che stanno affliggendo il nostro continente e il Nord America non sarebbero così consistenti se non fosse per il cambiamento climatico. A contribuire a quest’ultimo è l’impatto dell’uomo sul pianeta: un consumo di risorse ormai insostenibile e pochi accorgimenti al riguardo.
Se la comunità internazionale non si occuperà di limitare la produzione di massa, le emissioni di combustibili fossili e l’educazione all’ambiente e alla sua cura da parte dei cittadini del mondo, i fenomeni atmosferici estremi saranno sempre più all’ordine del giorno e causeranno sempre più danni. Danni che affliggeranno l’uomo, ossia colui che ha creato il problema alla radice.
Vediamo cosa dicono gli esperti sulla relazione tra gli ultimi eventi e l’emergenza climatica.
La World Weather Attribution è un’organizzazione internazionale di scienziati che studia la correlazione tra eventi meteorologici e clima cercando di dare, basandosi su modelli statistici, una risposta scientifica quanto più rapida possibile all’origine dei fenomeni estremi.
L’ultima analisi degli studiosi si è concentrata sul mese di luglio, in particolare nei periodi in cui il caldo è stato più pericoloso. Dunque in quattro zone diverse e per sette giorni consecutivi è stata monitorata la media delle temperature massime. Gli oggetti dello studio erano Europa meridionale, Stati Uniti occidentali, Texas e Messico settentrionale.
Oltre a queste aree, è stata analizzata anche l’ondata di caldo verificatasi nelle pianure della Cina per 14 giorni, la cui intensità è sembra essere raddoppiata proprio a causa del cambiamento climatico.
La conclusione a cui è arrivato il gruppo di scienziati non stupisce, ma non è nemmeno totalmente scontata. Non sorprende perché da anni la comunità scientifica si unisce nel tentare di renderci più consapevoli e avvisarci che con l’aumento della temperatura media globale gli eventi estremi diventeranno sempre più frequenti e sempre più estremi.
Al contempo, non è scontata perché gli stessi climatologi avvertono che non è sempre corretto associare qualsiasi evento meteorologico al clima che cambia così rapidamente. A contribuire c’è sicuramente anche il fenomeno conosciuto come El Niño – sostengono gli studiosi – un evento periodico con cadenza quinquennale che porta ad un forte incremento delle temperature. Questo si verifica soprattutto nelle aree centro-meridionali e orientali dell’Oceano Pacifico, ma ha una influenza globale che può durare dai nove ai dodici mesi, in grado di causare ondate di calore, siccità e alluvioni.
Nonostante questa accertata commistione di cause, quella principale a cui poter attribuire gli eventi estremi e spesso tragici dell’ultimo periodo rimane l’abuso di combustibili fossili come petrolio e gas da parte dell’uomo. Questo rimane il motivo scatenante fondamentale dell’emergenza climatica, l’aspetto che più compromette il benessere della Terra, e quindi il nostro mentre la abitiamo.
Più che continuare a sfruttarla e a dilaniare le sue risorse, dovremmo cominciare presto a prendercene cura e a non darla per scontato, anche perché in un ipotetico – e forse già in corso – scontro contro le forze della natura, non avremmo possibilità di scampo.
Mentre l’agente atmosferico conseguente al cambiamento climatico che sembra stia causando la maggior parte degli eventi estremi in Italia ha finalmente un nome per gli studiosi, quello di “supercelle”.
Le supercelle sprigionano una grande quantità di energia in poco tempo dopo l’incontro dell’aria calda con quella fredda, e di conseguenza scatenano velocemente e inaspettatamente grandine e nubifragi di intensa potenza. Sono paragonabili a dei piccoli cicloni, in quanto durano molto poco: 15 o 30 minuti, per poi spostarsi, ma non terminano mai, cambiano semplicemente zona d’azione.
Le supercelle sono tipiche degli Stati Uniti e da poco hanno cominciato ad verificarsi anche nel nostro Paese. Un segreto per riconoscerle quando arrivano – ci dicono gli esperti – è che il cielo comincia a rabbuiarsi anche decine di minuti prima, quindi le preannuncia, insieme ad un forte vento sia caldo che freddo, la tipica “soffiata” di una tempesta imminente.
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