Le acque limpide a Venezia, il cielo azzurro sopra Pechino e i cervi a spasso per Londra. Sono ricordi ormai lontani, legati al periodo più duro del lockdown, quando i cittadini di tutto il mondo si sono ritirati nelle case, lasciando che la natura si riprendesse i suoi spazi. Gli animali a passeggio per le grandi metropoli, la trasparenza delle acque e il cielo di nuovo limpido erano il segno evidente di quanto fosse possibile dar vita a un nuovo rapporto con il Pianeta. Ma, a distanza di ormai un anno e mezzo, con il ritorno a una quasi normalità, le acque sono tornate sporche, i cieli grigi e nebbiosi e gli animali nei boschi.
Mentre dalla Cina giungono le immagini di una Pechino avvolta da una fitta nebbia di inquinamento, la classifica di Legambiente lancia un potente allarme anche in Italia. Sono già undici le città italiane che hanno superato il limite previsto per le polveri sottili, ossia la soglia dei 35 giorni con una media di PM10 giornaliera superiore ai 50 microgrammi al metro cubo. Il primo posto se lo giocano Verona e Venezia con 41 giorni di sforamenti, seguite da Vicenza con 40, Avellino e Brescia con 39, Cremona e Treviso con 38, Alessandria, Frosinone e Napoli con 37, Modena con 36.
La situazione non migliore dall’altra parte del mondo, specialmente nelle grandi metropoli asiatiche. Soltanto oggi, le autorità di Pechino hanno disposto l’interruzione delle attività scolastiche all’aperto e la chiusura di alcuni tratti autostradali, a causa del forte inquinamento. Complici le avverse condizioni metereologiche, una fitta e malsana nebbia di smog è calata sulla città, con livelli di particolato intorno 220, ben al di sopra il limite di 15 raccomandato dall’Oms. La Cina, come denuncia un recente rapporto di Global Carbon Project, ha aumentato la sua quota di emissioni di gas a effetto serra al 31% del totale mondiale nel 2020.
A pochi giorni dal vertice sul clima di Glasgow, i dati sull’inquinamento dell’aria confermano la necessità di agire rapidamente. Dopo il calo legato al lockdown, quando la qualità dell’aria era migliorata del 40%, l’inquinamento da anidride carbonica torna a salire ai livelli pre-pandemia. Secondo il documento presentato alla C0p26, a fine anno, raggiungeremo un livello di poco inferiore a quello record del 2019. Forse, è davvero tempo di agire, come ha ricordato a gran voce l’attivista svedese Greta Thunberg, in apertura al vertice mondiale sul clima.
Quello che emerge dal rapporto è che nessuno Stato sta cercando davvero di dire addio…
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