Le rose sono forse il regalo di San Valentino più facile da fare e, ammettiamolo, il più atteso. Sono più economiche dei gioielli e più salutari dei cioccolatini. Se pianifichi in anticipo, puoi regalare alla tua dolce metà un bel bouquet da un fioraio, o forse uno di quegli orsetti inquietanti fatti di rose. Se arrivi all’ultimo momento, a un qualunque angolo di strada puoi trovare chi è disposto a darti un mazzo di rose.
Ma il fatto che nel giorno degli innamorati le rose siano accessibili ovunque, oscura il lungo e complesso viaggio che questi fiori devono intraprendere dalla serra dove nascono al momento in cui verranno (fin troppo prevedibilmente) regalati. Senza immaginare quanto un gesto così cliché nasconda in termini di impatto ambientale.
La maggior parte delle rose rosse sul mercato europeo vengono importate dall’Africa, in particolare dalle calde regioni del Kenya. Nel periodo dell’anno che va da febbraio a maggio, si arriva ad una percentuale di vendita del 30% sull’ammontare annuo totale degli acquisti di fiori.
In Kenya la coltivazione delle rose è una risorsa economica vitale. Dall’altro lato della medaglia, però, ci sono una serie di fattori ambientali fortemente implicati in questa pratica. Basti pensare che per far crescere una singola pianta di rose occorrono 10 litri d’acqua a settimana. Una risorsa decisamente rara e preziosa in un Paese come il Kenia. Senza contare l’utilizzo di pesticidi e diserbanti, che poi finiscono nel terreno o nei fiumi finendo per inquinare l’ecosistema circostante.
C’è poi un ulteriore problema, relativo al trasporto dei fiori dal Kenya in Europa. Secondo le analisi del Kenya Flower Council (KFC), il trasporto aereo quotidiano da Nairobi verso l’Europa implica un significativo consumo di carburante.
Inoltre questo metodo di trasporto, necessario vista l’alta deperibilità del prodotto, compromette la qualità dei fiori. A causa dei repentini cambi di temperatura e delle modalità di imballaggio cui sono sottoposti.
La situazione non migliora molto se invece che arrivare dall’Africa arrivano dall’Olanda, il principale mercato europeo dei fiori.
Quello che viene risparmiato a livello idrico, grazie a tecnologie più avanzate, viene sprecato in energia per mantenere i fiori a una temperatura stabile.
Per arrivare fresche e splendenti nelle nostre mani le rose devono poi essere mantenute in celle refrigerate, con un enorme dispendio di energia elettrica che, nella stragrande maggioranza dei casi, è di origine fossile.
Senza contare, infine, la quantità di rifiuti generata dall’abitudine di confezionare i fiori avvolgendoli in chilometri di carta e plastica: il tutto per renderli più appariscenti e preziosi agli occhi dei consumatori e aumentarne il valore commerciale.
Se proprio non vogliamo rinunciare a un omaggio floreale e vogliamo regalare fiori a San Valentino, meglio puntare su specialità stagionali made in Italy, come le dalie, i ciclamini o i giacinti.
Altrimenti, possiamo abbandonare la strada già tracciata e aggiungere un pizzico di originalità al nostro gesto d’amore per San Valentino. Ad esempio regalare un albero, adottare un animale in via di estinzione o donare qualcosa realizzato con le nostre mani.
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