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Il terremoto ai Campi Flegrei potrebbe causare un’eruzione?

Dopo il terremoto che si è verificato ai Campi Flegrei, c’è il rischio che il Vesuvio erutti? Ecco cosa bisogna aspettarsi

Ieri si è verificato un forte terremoto di Magnitudo 4.4 ai Capmpi Flegrei, che fin da subito ha fatto preoccupare gli abitanti di Napoli e d’intorni. Le scosse sono state due, una di 3.5 e una di 4.4 e sono state percepite nei Campi Flegrei e in diversi quartieri di Napoli. Le scosse di assestamento non sono mancate e l’INGV ne segnala circa 140 in totale.

Scopriamo di più rispetto a cosa abbia effettivamente provocato queste scosse e se possono essere interpretate come il presagio di un’eruzione imminente. 

L’origine del terremoto ai Campi Flegrei

Ad aver causato le scosse di terremoto non è stato il movimento delle placche tettoniche bensì l’attività vulcanica legata al bradisismo. 

Il bradisismo consiste in un sollevamento e abbassamento del suolo che avviene periodicamente in prossimità di un vulcano. Somiglia a un petto che si alza e si abbassa in un essere umano mentre respira, perciò può essere chiamato anche “respiro del vulcanico”.

Questo movimento può anche provocare delle scosse di terremoto, come quelle che si sono verificate ieri sera. Di solito le scosse provocate da questa “respirazione vulcanica” sono più deboli, ma questo non significa per forza che ci sarà un’ eruzione imminente.

Dopo il terremoto ai Campi Flegrei bisogna aspettarsi un’eruzione vulcanica?

Non abbiamo nessuna informazione che possa farci intendere che questa crisi bradisismica sfoci in un’eruzione vulcanica e al momento gli esperti dell’Osservatorio Vesuviano dell’ INGV stanno tenendo monitorata la situazione con tecnologie all’avanguardia in grado di rilevare ogni cambiamento nel sottosuolo.

L’INGV è costantemente in collegamento con la Protezione Civile nazionale, regionale e con i Comuni interessati, oltre che con le Autorità competenti, quindi in caso di dati significativi che potrebbero fare pensare ad un’eruzione, provvederebbe immediatamente a segnalare l’allarme.

Il Vesuvio è ancora quiescente – Creative Commons Attribution 2.5 – newsby.it

L’Osservatorio ha comunicato che non sono da escludere ulteriori scosse, soprattutto se consideriamo la crisi bradisismica del 1982-84, in cui il sollevamento del suole raggiunse i 9 cm e si registrarono un totale di 1300 eventi sismici al mese.

In poche parole, non c’è niente di cui preoccuparsi per il momento: la situazione sta venendo monitorata con tecnologie sofisticate, in grado di segnalare in tempo reale l’attività vulcanica ed eventuali cambiamenti nel sottosuolo. Non resta che sperare che le prossime scosse siano di entità ridotta rispetto alle precedenti e che la crisi bradisismica passi del tutto.

Il rischio vulcanico continua ad esistere?

Il Vesuvio è un vulcano quiescente, questo significa che esiste la possibilità che possa risvegliarsi e in quel caso, la ripresa dell’attività, potrebbe avere un carattere esplosivo a causa del lungo periodo di riposo.

I segnali di una ripresa attività possono essere:

  • Aumento dell’attività sismica
  • Deformazioni del suono
  • Aumento della temperatura delle fumarole
  • Sollevamento del fondo del cratere

Di questo elenco al momento sembra essersi verificato solo il primo punto e questo, quindi, non deve creare particolari allarmismi. Non bisogna comunque sottovalutare l’importanza di un corretto monitoraggio del Vesuvio, soprattutto perché considerata la sua quiescenza di 80 anni, un’eventuale eruzione potrebbe avere effetti potenzialmente disastrosi.

Alessia Barra

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