Era il 15 settembre 1971 quando un pugno di attivisti salpò da Vancouver a bordo di un vecchio peschereccio, il Phyllips Cormack. Nella testa un unico obiettivo: bloccare i test nucleari che gli Stati Uniti volevano effettuare sull’isola di Amchitka, al largo dell’Alaska, casa per oltre 130 specie di uccelli. Non arrivarono in tempo, ma l’impresa generò un’ondata di risentimento tale da spingere gli USA a bloccare ogni futuro test nucleare in Alaska. Ancora non lo sapevano, ma era la nascita di qualcosa di nuovo. Era nata Greenpeace. Un movimento, partito come un semplice slogan, destinato a diventare celebre in tutto il mondo.
“Negli anni Settanta – spiega Rex Weyler, cofondatore di Greenpeace International – abbiamo deciso di creare un movimento ecologista globale, che all’epoca non esisteva. E ci aspettavamo che si sarebbe diffuso in tutto il mondo. All’inizio, penso che la maggior parte di noi fosse più interessata a un movimento che a un’organizzazione. Volevamo che le persone si ribellassero ovunque e difendessero la biodiversità e gli ecosistemi vulnerabili”.
Grazie a mezzo secolo di lotte pacifiche in difesa della natura, degli ecosistemi, dei mari, delle foreste e del clima, Greenpeace è riuscita a costruirsi una forte base di rispetto e autorevolezza. Questo da una parte grazie alla sua linea, sempre indipendente, che rinuncia a qualsiasi supporto da parte di istituzioni, aziende e partiti. Dall’altra, grazie all’impiego di una comunicazione efficace esaltata da azioni tanto spettacolari quanto audaci. Dalle più famose campagne contro il nucleare e contro la caccia alle balene, oggi le campagne di Greenpeace abbracciano una moltitudine di tematiche. Deforestazione, olio di palma, protezione delle api, lotta agli OGM e alla plastica. Nel nostro Paese è diventata famosa la campagna contro le trivelle, nata con l’obiettivo di salvare l’ecosistema marino italiano dall’avidità dei petrolieri. Tutto questo, senza mai mettere da parte quelli che sono i valori alla base di Greenpeace, ovvero azione non violenta, indipendenza ma soprattutto il desiderio di agire assieme, perché solo uniti si può fare la vera differenza.
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