I ricercatori, coordinati da Takuzo Aida, hanno pensato di sviluppare un materiale nel quale i legami tra le molecole che lo compongono siano reversibili in specifiche condizioni, in questo caso quando entrano in contatto con le sostanze presenti nell’acqua di mare, con il risultato che la plastica si dissolve completamente nel giro di poche ore
La cosiddetta “isola di plastica” nell’Oceano Pacifico settentrionale continua a crescere a ritmi allarmanti, come evidenziato da recenti studi. Ogni anno, milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare, assecondando un ciclo devastante di inquinamento che minaccia ecosistemi e salute umana. Un team di ricercatori giapponesi del centro Riken potrebbe aver dato una svolta alla lotta contro l’inquinamento da plastica. Gli studiosi hanno sviluppato un nuovo materiale, resistente quanto la plastica tradizionale, che si dissolve completamente nell’acqua di mare senza lasciare traccia, eliminando così il problema delle microplastiche. La scoperta, pubblicata sulla rivista Science, promette di trasformare il modo in cui utilizziamo e smaltiamo i materiali plastici.
“The Ocean Cleanup, un’organizzazione senza scopo di lucro che lavora per recuperare i rifiuti di plastica in mare, ha condotto indagini sistematiche nel vortice subtropicale del Pacifico settentrionale dal 2015. Il set di dati, che ora copre sette anni, include l’impiego di reti a strascico di varie dimensioni e la raccolta di immagini aeree“, si legge nello studio pubblicato su Science. È stato scoperto “un aumento inaspettato della concentrazione di massa di frammenti di plastica. Questi aumentano a un ritmo più rapido di quello di oggetti più grandi“, continua il testo.
I ricercatori, coordinati da Takuzo Aida, hanno pensato di sviluppare un materiale nel quale i legami tra le molecole che lo compongono siano reversibili in specifiche condizioni, in questo caso quando entrano in contatto con le sostanze presenti nell’acqua di mare, con il risultato che la plastica si dissolve completamente nel giro di poche ore.
“È stato dimostrato che un polimero supramolecolare forte e vetroso impedisce la formazione di microplastiche marine dissolvendosi lentamente in acqua salata in composti metabolizzabili”, si legge. Il materiale, quindi, si dissolve completamente in poche ore esclusivamente a contatto con le sostanze presenti nell’acqua marina, eliminando alla radice il rischio di frammentazione in microplastiche, uno dei principali fattori di inquinamento globale ed è riciclabile, grazie alla possibilità di recuperare facilmente le sostanze che lo compongono.
Questa plastica “intelligente” potrebbe sostituire gradualmente i materiali che vengono attualmente utilizzati, offrendo una soluzione concreta e sostenibile. Tuttavia, rimangono interrogativi sull’applicabilità su larga scala e sulla capacità delle industrie di adottare rapidamente questa tecnologia.
I test effettuati dai ricercatori hanno dimostrato che questa plastica è sicura, atossica e non infiammabile, rendendola ideale per diverse applicazioni. Inoltre può essere modellata in diverse forme e può avere proprietà variabili.
Takuzo Aida, autore principale e direttore del RIKEN Center for Emergent Matter Science, ha dichiarato: “Nonostante la natura reversibile dei legami nei materiali supramolecolari sia spesso vista come un limite alla stabilità, abbiamo dimostrato che il nostro nuovo materiale è sia forte che stabile. È riciclabile, multiuso e, cosa più importante, non genera microplastiche“. “Con questa nuova famiglia di plastiche, possiamo creare materiali che si dissolvono in acqua salata e si disintegrano in componenti innocui, rappresentando un progresso significativo nella sostenibilità ambientale“, ha continuato.
“I legami chimici reversibili sono attivati dalla presenza di acqua di mare, garantendo un equilibrio tra forza meccanica e degradabilità ambientale. Questo approccio è unico rispetto alle plastiche convenzionali e offre molteplici opportunità di applicazione“, spiega il team.
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