Un giorno per provare a fermarsi tutti e a pensare a dove stiamo portando il nostro Pianeta. Questo, dal 1974, è il WED. Ossia il World Environment Day, in italiano la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Il momento giusto per rallentare la velocità vorticosa dei nostri pensieri e delle nostre azioni, per spostare il nostro orizzonte più in là. Dove il nostro occhio non riesce a vedere, oltre ciò che il nostro cervello riesce a immaginare. E dove il nostro cuore non batterà mai, ma ci sono milioni e milioni di specie che vivono, respirano e devono continuare a farlo. Indipendentemente dalla nostra follia.
Si chiama biodiversità, e non bastano certamente poche parole a inquadrarla. Il nostro pianeta Terra, secondo la geologia, ha circa 4,54 miliardi di anni ed è popolata da un numero di specie viventi di cui invece è possibile solo stimare il numero. Con una forbice estremamente ampia, peraltro. Ma la vera tragedia del Pianeta è rappresentata dall’estinzione di queste specie. Che, rispetto all’epoca precedente alla civilizzazione dell’uomo, marcia a una velocità dalle 100 alle 1000 volte superiore. E in un anno tragico per l’umanità come il 2022, la Giornata Mondiale dell’Ambiente serve per non dimenticarcelo.
Se infatti l’uomo ha danneggiato la natura, secolo dopo secolo, tramite l’agricoltura intensiva, la distruzione degli habitat naturali e lo sfruttamento eccessivo delle specie, il vero flagello di questa fase della nostra civiltà sono l’inquinamento ambientale, l’introduzione di specie invasive e come purtroppo sappiamo l’emergenza climatica. Al netto del flagello Covid che ha contraddistinto gli ultimi due anni e mezzo e della guerra in corso in Ucraina, infatti, i disastri ambientali non sono mancati nemmeno in questi tumultuosi anni. Fece scalpore, due anni fa quasi esatti, la notizia che Vladimir Putin fu costretto a ordinare lo stato d’emergenza dopo che 15mila tonnellate di combustibile diesel si riversarono in un fiume dell’Artico. E anche il presidente russo è stato costretto a dichiarare il disastro ambientale. Un nuovo episodio che aiuta a capire come l’attenzione di tutti debba necessariamente tornare su questi temi, con la Giornata Mondiale dell’Ambiente che casca quasi a fagiolo.
Vari studi dei diversi settori che si occupano di biologia, del resto, ce lo confermano: la Terra sta provando da tempo ad avvisarci che così non si può andare avanti. L’uomo si deve fermare, prima che il mondo attorno a lui gli collassi sotto i piedi. In 27 anni, hanno rilevato in Germania, la biomassa degli insetti si è ridotta di oltre il 75%. Un disastro ambientale, certo, ma anche economico, dato che la mancata impollinazione di piante da loro garantita ha comportato una perdita di oltre 235 miliardi di dollari a livello globale. All’Onu hanno invece rilevato che il 75% dell’ambiente terrestre e il 66% dell’ambiente marino sono stati “significativamente modificati” dall’uomo. E, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Ambiente dello scorso anno, il WWF ha sottolineato in un rapporto che diversi episodi degli ultimi tempi rappresentano altrettanti “segnali d’allarme”. Gli incendi in Australia, l’acqua alta a Venezia, le locuste. Ma anche la stessa pandemia da Coronavirus.
Del resto stiamo facendo tutto il possibile per farci male. Nella sola estate del 2019 sono stati registrati oltre 200mila incendi nelle foreste dell’Amazzonia. Il “polmone verde” della Terra, e non è solo un modo di dire. Qui infatti nasce il 20% delle acque dolci che riforniscono continuamente gli oceani. Sempre qui la vegetazione assorbe tra i 140 e i 200 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno. Fondamentali per raffreddare il clima di tutto il mondo. Cosa che, con oltre 12 milioni di ettari di foresta andati in fumo, sta avvenendo sempre meno. Tanto che l’inverno artico è ora di 6°C più caldo rispetto a come era in passato, i ghiacci si stanno sciogliendo e la Terra soffre. Tanto che, spiega ancora l’Onu, di questo ritmo entro il 2050 l’innalzamento delle acque marine potrebbe interessare un miliardo di persone.
Segnali che nessuno di noi può più ignorare. E che certamente non potremo rimettere nel cassetto delle cause perse, o dei problemi da affrontare in futuro, dopo questo 5 giugno 2022. La Giornata Mondiale dell’Ambiente, dell’anno più tragico delle nostre vite in tempi recenti. E che ci impone di non perdere più tempo.
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