Coronavirus, è partito
un count-down lungo (solo) 10 anni

Anche Donald Trump, ormai, si è arreso: lo ha chiamato a lungo “virus cinese”, ma con il passare dei giorni anche qui, negli Stati Uniti, Coronavirus e Covid-19 sono termini che hanno mano a mano preso spazio nel gergo collettivo.

Comunque lo chiameremo, una cosa è certa: questo maledetta pandemia e il momento storico che la contraddistingue non li dimenticheremo mai.

Coronavirus: i problemi di sempre, ma ancora più vicini

Ci siamo, infatti, ritrovati ammutoliti, imprigionati, colpiti, da un mostro silenzioso e senza volto, un mostro che dopo le conseguenze sanitarie sta già facendo sentire il suo impatto economico e sociale.
Probabilmente aumenteranno le disuguaglianze sociali, la mancanza di lavoro stringerà la sua morsa, le carenze dei sistemi sanitari saranno sempre meno sopportabili. Oltre a ciò, dobbiamo anche fari i conti con la crisi climatica che riguarda il nostro pianeta.

Insomma, questo lockdown ci ha portati a uno stato di ansia e insicurezza che forse non avevamo mai vissuto prima, con tanta negatività nei riguardi della vita e della società.

 

Ho dedicato la mia carriera ad aiutare il mondo nel creare una realtà dove i diritti umani siano rispettati, non esistano disuguaglianze, le realtà sociali, politiche ed economiche siano inclusive; un mondo giusto per tutti.
E, ahimè, dopo tanto tempo passato in paesi più o meno (a volte molto meno) sviluppati, confermo che c’è ancora molto da fare …

Abbiamo solamente dieci anni per realizzare gli obiettivi della Agenda 2030 stilata dalle Nazioni Unite, con i suoi 17 obiettivi riguardanti lo sviluppo sostenibile. Sono pochissimi rispetto alla strada che ancora è da percorrere!

Da dove ripartire, dunque, per bucare questo velo oscuro che pare aver ricoperto il pianeta e tornare a respirare speranza, serenità, armonia, amore?

Sin da quando ero bambina ritengo che sorridere e vedere il lato positivo delle cose, vivere con gioia ed avere un’etica vitale positiva debba essere una priorità. Per chiunque.

Oltre il buio del Coronavirus

Il post Covid-19 avrà molte conseguenze a livello sociale ed economico di cui i governi e le istituzioni dovranno necessariamente occuparsi, ma noi, italiani, con una cultura splendida fondata sull’arte, i valori, le tradizioni, la famiglia, la cucina, la moda, il design, noi residenti di una terra con il maggiore numero di siti di arte, creata con sudore, sogni, passioni e sangue, cosa possiamo fare?

La sostenibilità viene definita come “la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto a un certo livello indefinitamente. In ambito ambientale, economico e sociale, è il processo di cambiamento nel quale lo sfruttamento delle risorse, il piano degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e le modifiche istituzionali sono in sintonia e valorizzano il potenziale attuale e futuro al fine di far fronte ai bisogni e alle aspirazioni dell’uomo”.

Principio guida della sostenibilità è lo sviluppo sostenibile, che riguarda, in modo interconnesso, l’ambito ambientale, quello economico e quello sociale. I settori culturali, tecnologici e politici sono, invece, considerati come sotto-settori dello sviluppo sostenibile. Per sviluppo sostenibile si intende lo sviluppo volto a soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future.

Penso sia giusto utilizzare strategicamente questo inaspettato accadimento e concentrare le nostre energie prendendo l’impegno di ridipingere con arte il nostro mondo, il nostro Paese, portandolo ad un livello migliore di quello che era prima di Covid-19. Senza scomodare Papa Bergoglio, che più volte nelle ultime ore si è espresso a tal proposito, è oramai opinione comune dell’occasione che questo momento ci sta dando per ribaltare l’inerzia del rapporto fra noi e la Terra, fra noi e la nostra casa.
Lo vediamo negli indici relativi allo smog nelle città, azzerati; lo vediamo nelle montagne finalmente osservabili da chilometri e chilometri di distanza; lo vediamo nella natura che impossessa delle strade costruite dagli uomini.
Sono messaggi che il nostro pianeta ci sta mandando, ci sta dicendo “Hey, ci sono anche io, c’è la natura che vi circonda!”.

Non possiamo, certamente, rinunciare alla nostra produttività, alle nostre economie, alle nostre abitudini vitali. Nessuno ci chiederà mai questo. Ciò che possiamo iniziare a fare, però, è concorrere a un progresso equilibrato, sostenibile, che parta dai piccoli gesti cui non prestiamo attenzione ma che moltiplicati per le ore del giorno, moltiplicate nei mesi e nelle persone, possono firmare una nuova cultura del nostro vivere quotidiano.
E’ molto meno astratto di quanto pensiate, e io sono qui per dimostrarvelo, per dimostrarvi che il mondo post-Covid19 può essere molto meglio di ciò che in questo momento state pensando.

 

Da New York, dall’incredibile Manhattan, dal mio appartamento a due passi da quello spicchio di italianità che è Eataly, vi racconterò la sostenibilità traducendo la mia conoscenza tecnica in un linguaggio assimilabile per tutti, portandovi con me in meeting e conferenze e raccontandovi come e quali azioni sostenibili ognuno di noi può fare, dal fashion alla bellezza, al cibo, ai viaggi, la salute, le pulizie domestiche e molte altre cose che ci accompagnano nella vita quotidiana e che contribuiscono al cambiamento climatico e alla situazione sociale ed economica. #SOStenibiliamo sarà la nostra parola d’ordine, l’hashtag che accomunerà le nostre comunicazioni, i nostri gesti, il modo più diretto per comunicare con me e con questa rubrica.

 

Benvenuti a Shaping Future!

I hope you enjoy it!

 

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