Pur se al ribasso, l’intesa sulla Cop26 di Glasgow è arrivata. L’ha annunciata per primo il capo della delegazione cinese, Xie Zhenhua, poco prima della plenaria conclusiva nella tarda serata di sabato 13 novembre. “Abbiamo un accordo”. C’è anche un nome: “Glasgow Climate Pact”. Approvato un set di regole che aprono la strada al mercato globale delle emissioni di CO2, un capitolo chiave dell’Accordo di Parigi. Ai grandi inquinatori si chiede di presentare impegni più forti di riduzione dei gas serra entro la fine del 2022. Forte la delusione per il mancato risultato sugli aiuti ai Paesi a basso reddito.
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Il presidente della Cop26, Alok Sharma, si è emozionato scusandosi perché il negoziato a Glasgow si è concluso con il passaggio annacquato nella bozza sui combustibili fossili e il carbone: “Mi scuso per il modo in cui questo processo si è svolto”, ha detto Sharma. “Sono profondamente dispiaciuto, ma è fondamentale proteggere questo pacchetto”, ha concluso con la voce spezzata. L’intesa sulla cover decision alla fine lascia però l’amaro in bocca quasi a tutti. Le discussioni hanno fatto slittare la chiusura della Cop26, prevista per venerdì 12. Partire da Glasgow senza un qualche accordo non era un’opzione, a costo di ingoiare parecchi bocconi amari.
L’India ha difeso carbone e sussidi ai combustibili inquinanti e, sostenuta dalla Cina, ha spuntato in extremis un ulteriore depotenziamento del passaggio sulla più sporca delle fonti fossili: da graduale “abbandono” del carbone, si passa a graduale “riduzione”. Così facendo, si è attirata un coro di critiche, soprattutto dalla Ue. I Paesi in via di sviluppo hanno “diritto all’uso responsabile dei combustibili fossili”, ha detto il ministro dell’Ambiente, Bhupender Yadav. “Non è compito dell’Onu dare prescrizioni sulle fonti energetiche” da abbandonare o potenziare, ha sottolineato Yadav.
Un’obiezione di metodo la sua. Il processo Cop a rigore fissa i target; tocca poi agli Stati fare le loro scelte nazionali, con impegni misurabili e verificabili. Come la Cina, l’India dipende in modo pesante dal carbone per la propria generazione di elettricità. A Glasgow, il premier Narendra Modi si è impegnato ad azzerare le emissioni nette di CO2, ma solo entro il 2070. Ha anche ribadito l’impegno a incrementare in modo consistente il ricorso alle rinnovabili. Sui sussidi si è opposto anche l’Iran.
Il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, in un intervento accorato nella plenaria informale del pomeriggio, ha ribadito con energia la necessità di rispettare l’obiettivo 1,5 gradi, come soglia massima di aumento delle temperature del pianeta a fine secolo. È il traguardo “politico” minimo per una Cop: ribadire le disposizioni dell’Accordo di Parigi del 2015. “Per l’amor del cielo, vi imploro, adottate questo testo, fatelo per i nostri figli, non ci perdoneranno se falliamo oggi”, ha affermato, sommerso dagli applausi della plenaria.
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