Una nuova mappatura, pubblicata sulla rivista Nature Sustainability, ha individuato le foreste e le torbiere ricche di carbonio che l’umanità non può permettersi di distruggere, se si vuole evitare la catastrofe climatica. Le vaste foreste e torbiere di Russia, Canada e Stati Uniti sono vitali, hanno scoperto i ricercatori. Così come le foreste tropicali dell’Amazzonia, del Congo e del sud-est asiatico. Nella lista ci sono anche le torbiere nel Regno Unito, le paludi di mangrovie e le foreste di eucalipti in Australia. Se questi ecosistemi venissero distrutti, ingenti quantità di carbonio sarebbero irrimediabilmente rilasciate nell’atmosfera.
Foto Nature
Gli scienziati di Conservational International hanno guidato un team di esperti di fama mondiale per tracciare una mappa globale. La ricerca si è basata su diversi criteri: dove si trovano queste riserve, se sono minacciate dalle attività umane e quanto velocemente la loro perdita potrebbe essere recuperata. Gli scienziati hanno identificato come “irrecuperabili” 139 miliardi di tonnellate di carbonio in alberi, piante e suoli. Questo significa che la rigenerazione naturale non potrebbe sostituire la sua perdita entro il 2050. Ovvero, la data entro la quale le emissioni globali nette di CO2 devono finire per evitare i peggiori impatti di riscaldamento globale.
Per evitare cambiamenti climatici catastrofici, è necessaria una rapida decarbonizzazione e una migliore gestione dell’ecosistema su scala planetaria. Il carbonio rilasciato attraverso la combustione di combustibili fossili impiegherebbe millenni per rigenerarsi sulla Terra. Sebbene il lasso di tempo per il recupero di carbonio per ecosistemi come torbiere, mangrovie e foreste sia più breve, richiede comunque diversi secoli. Per questo motivo, ci sono alcuni luoghi naturali che non possiamo permetterci di perdere a causa delle loro immense riserve di CO2.
Solo nell’ultimo decennio, l’agricoltura, il disboscamento e gli incendi hanno causato il rilascio di almeno 4GT di carbonio irrecuperabile, hanno affermato i ricercatori. Attualmente, il 23,0% del carbonio irrecuperabile è all’interno di aree protette e il 33,6% è gestito da popolazioni indigene e comunità locali. La metà del carbonio irrecuperabile della Terra è concentrata solo sul 3,3% della sua terra, evidenziando la possibilità di sforzi mirati per aumentare la sicurezza climatica globale. Per gli scienziati la protezione del carbonio irrecuperabile comporta il rafforzamento dei diritti delle popolazioni indigene, la fine delle politiche che consentono la distruzione e l’espansione delle aree protette.
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