Le cause legali legate alla crisi climatica sono in aumento

Negli ultimi anni si è assistito a una valanga di cause legali e di sentenze dei tribunali a favore degli ambientalisti di tutto il mondo. Il numero cumulativo di casi correlati ai cambiamenti climatici è più che raddoppiato dal 2015, secondo un rapporto dell’Environmental Change Institute.

I numeri parlano chiaro: nel 2017 ci sono state 884 cause in 24 Paesi. A luglio 2020 il numero di casi era già quasi raddoppiato: “Abbiamo 1,550 casi più o meno depositati in 38 Paesi,” ha confermato Harriet Mackaill-Hill, coordinatrice per la governance del clima e la politica dei diritti umani presso l’ong ambientalista Can Europe.

Il numero crescente di casi sta aprendo la strada a un’applicazione più rigorosa delle leggi ambientali in tutto il mondo e sta dando agli attivisti un nuovo senso di speranza.

Perché intentare una causa sul clima?

In generale, le persone intentano una causa ambientale per diversi motivi. Più spesso gli attivisti chiamano in causa gli Stati per non aver adottato misure sufficienti contro il cambiamento climatico. Così da fare pressioni e chiedere un maggiore sforzo nazionale nella lotta al surriscaldamento globale.

Si possono anche contestare singole azioni e decisioni, come quella di finanziare la costruzione di nuove miniere di carbone o nuove esplorazioni per la ricerca di petrolio e gas per costringere i Paesi a una vera transizione energetica verde.

Il precedente storico olandese

Uno dei più importanti è stato un caso olandese nel 2015, in cui un tribunale ha stabilito che il governo dei Paesi Bassi ha il dovere di diligenza quando si tratta di proteggere i suoi cittadini dai cambiamenti climatici.
I giudici hanno deciso che il piano del governo di ridurre le emissioni del 14-17% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 era illegale data la minaccia del cambiamento climatico. Ordinarono che l’obiettivo fosse aumentato al 25%. Di conseguenza, il governo olandese chiuse una centrale elettrica quattro anni prima del previsto e introdusse un nuovo piano climatico nel 2019.

Perché le cause legali sono in aumento

Ma quali sono le ragioni dietro all’aumento delle cause legali? Roda Verheyen, uno dei più noti avvocati ambientalisti in Germania, ne ha individuate tre. Prima di tutto, un numero crescente di casi è stato depositato dal 2014 ma, a causa dei lunghi tempi dell’iter giudiziario, vengono presi in esame solo molti anni più tardi.

Inoltre, le prove scientifiche che i cambiamenti climatici sono causati dall’uomo sono diventate innegabili. Il che significa che è molto più facile per gli avvocati dimostrarlo in tribunale. Anche le leggi governative che i Paesi dovrebbero seguire si sono sviluppate e ampliate. E poi, ovviamente, la narrativa di ciò che la società percepisce come il cambiamento climatico è cambiata. E i giudici devono tenere conto delle mutazioni in atto nei sistemi di credenze.

Nel contesto del cambiamento climatico, il pubblico ora accetta in modo schiacciante il consenso scientifico sul fatto che sia stato creato dall’uomo. Con i sondaggi che lo mettono regolarmente in cima alle preoccupazioni delle persone. Ciò ha a sua volta reso i tribunali più disposti a pronunciarsi contro i responsabili delle emissioni.

Il caso italiano

L’azione legale contro il nostro Paese, nasce da una campagna di sensibilizzazione sul clima chiamata “Giudizio Universale” avviata dall’associazione ambientalista A Sud lo scorso luglio. Solo nel 2020, l’Italia è stata colpita da più di 1.300 eventi meteorologici estremi.
Se guardiamo i dati dell’indice di rischio climatico 2021, l’Italia è il 22esimo paese al mondo per vulnerabilità climatica. E siamo il sesto paese in termini di numero di morti legate a eventi meteorologici estremi“, ha detto Lucie Greyl dell’associazione A Sud.
L’attuale piano climatico dell’Italia prevede di ridurre le emissioni di circa il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
A Sud crede che l’azione del nostro Paese sia insufficiente. “Vogliamo innanzitutto che venga riconosciuta la responsabilità dello stato, ed il fatto che la sua inazione stia minacciando la salute degli italiani. Chiediamo inoltre al giudice di pronunciarsi sulla richiesta allo Stato Italiano di ridurre le sue emissioni del 92%, entro il 2030”.

 

Se l’azione avrà successo l’Italia dovrà adottare misure molto più drastiche che porterebbero il nostro Paese a ridurre veramente le sue emissioni entro il 2030.

Le cause legali contro le aziende: la sentenza storica di Shell

Oltre ai casi contro i governi, stanno prendendo piede anche i casi legali contro aziende e  società. Una sentenza storica del 2021 è stata ancora una volta nei Paesi Bassi. Al gigante petrolifero Shell è stato infatti ordinato di ridurre le proprie emissioni del 45% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Shell ha dichiarato che farà appello alla sentenza, intensificando gli sforzi per raggiungere le emissioni nette pari a zero entro il 2050.
Il nostro piano aziendale per il 2022 rifletterà questo nuovo obiettivo, che ci impegniamo a raggiungere indipendentemente dal fatto che vinciamo o perdiamo il nostro ricorso contro la sentenza“, ha affermato il portavoce della Shell.

È stata la prima volta che un tribunale ha ordinato a una società di rispettare l’accordo sul clima di Parigi.

Ciò ha aperto la strada ad altre cause legali che cercano di costringere le società a rispettare il trattato. Attualmente è al lavoro una causa contro le case automobilistiche tedesche BMW, Mercedes-Benz e Volkswagen che, in caso di successo, le costringerebbe a eliminare gradualmente i motori a combustione entro il 2030. in linea con gli obiettivi di Parigi.

Una ong per aiutare i Paesi più poveri in tribunale

Ma entrambi i casi in corso ora sfidano solo una frazione della distruzione ambientale che sta accadendo in tutto il mondo. Molti attivisti o Paesi, semplicemente, non hanno le risorse finanziarie per affrontare le grandi aziende.

In Germania, una ong lanciata di recente, Green Legal Impact, sta cercando di affrontare questo problema offrendo formazione specializzata ai giovani avvocati e collegando i gruppi della società civile a coloro che offrono rappresentanza legale.

La questione dell’accesso alla giustizia solleva anche la questione se coloro che nel Sud del mondo, che sono colpiti in modo sproporzionato dai cambiamenti climatici, possano in futuro intentare cause contro società o governi nelle nazioni più ricche.

Green Legal Impact sta già lavorando per aiutare le persone in altri Paesi che sono state colpite dalle azioni delle aziende tedesche a chiedere giustizia. Una recente sentenza del Regno Unito ha affermato che le comunità possono citare in giudizio le società madri per danni ambientali causati dalle loro filiali.

Il potere del contenzioso

Qualcosa quindi si sta finalmente muovendo. Ma il tic toc della crisi climatica ci ricorda ora più che mai che il tempo a disposizione è troppo limitato per superare indenne la flemma giudiziaria.
Ad ogni modo, gli avvocati che lavorano in questo campo sono desiderosi di sottolineare che il contenzioso non è la soluzione definitiva per porre fine alla crisi climatica. “È solo una delle leve che possono essere tirate per attivare il cambiamento necessario“, afferma Benson. “Le altre leve sono l’attivismo, la politica e, naturalmente, la scienza”. Ma il contenzioso, al momento, sembra essere uno strumento incredibilmente potente.

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