L’Italia sta tremando per il nuovo aumento delle curve di contagio da Coronavirus. E il tutto nasce dall’aumento vertiginoso di alcune varianti. Mutazioni del virus che hanno destato non pochi timori da parte della comunità scientifica. Nonostante, come ricorda l’Agi, il virus Sars-Cov-2 si sia evoluto migliaia di volte da quando ha fatto la sua apparizione sul Pianeta.
In particolare sono tre le varianti che stanno preoccupando buona parte del mondo, Italia inclusa: sono quella inglese, quella brasiliana e quella sudafricana. L’Istituto superiore di Sanità le sta monitorando dagli ultimi mesi del 2020, ma questo non è stato sufficiente a renderle più inoffensive o a diminuire il livello di preoccupazione generale. Cerchiamo di capire perché.
La mutazione inglese, la più diffusa: perché temerla
Tra le varianti presenti sul territorio italiano, la più diffusa è quella inglese. Secondo Iss e ministero della Salute è infatti presente almeno nell’88% delle Regioni, sebbene in maniera non uniforme. Tale alterazione si chiama B.1.1.7 e, secondo gli scienziati, ha avuto origine nel Sud-Est dell’Inghilterra a settembre. La sua esplosione risale a novembre e, delle 23 alterazioni che la caratterizzano, 14 sono localizzate sulla proteina spike. Ossia la causa vera e propria del contagio: ciò che permette al virus di penetrare nelle cellule umane. Proprio per questo motivo sarebbe più facile contrarre questo tipo di Coronavirus, sebbene non sembri essere più letale rispetto a quello già conosciuto. In ogni caso i vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca sarebbero in grado di contrastarlo.
Varianti sudafricana e brasiliana: è allarme vaccini
Diverso il discorso per una delle varianti che più spaventa i virologi: quella sudafricana. Si tratta della versione “501.V2” di Sars-CoV-2, individuata i primi di ottobre. Attualmente è presente in Alto Adige e, in un singolo caso già isolato, in Liguria. Se, esattamente come quella inglese, risulta essere più contagiosa ma non più pericolosa, la mutazione sudafricana spaventa in relazione ai vaccini. Che sembrano perdere buona parte della loro efficacia (Moderna a parte).
Chiudiamo con l’ultima delle varianti di Coronavirus presenti in Italia: la B.1.1.28, ossia la brasiliana. Quest’ultima è stata riscontrata in tempi più recenti, e riguarda un caso di reinfezione. Ossia un’infermiera di 45 anni, già guarita da un ceppo più vecchio di Coronavirus, e che si è ammalata nuovamente. A spaventare c’è una delle mutazioni, che cambia addirittura la forma della proteina spike. E questo rende il virus meno riconoscibile al sistema immunitario, creando importanti difficoltà agli anticorpi. In Italia è stata segnalata a Chiusi (in Toscana) e soprattutto in Umbria.