Covid, le tappe del vaccino: diventerà annuale come quello dell’influenza?

Era il 31 dicembre 2019 quando le autorità sanitarie cinesi parlarono di un focolaio di una misteriosa polmonite a Wuhan. Poche settimane dopo, si sarebbe scoperto essere causata dal coronavirus Sars-CoV-2. Da allora la vita di tutto il mondo è cambiata radicalmente con la pandemia e i lockdown. È iniziata così la disperata corsa al vaccino contro il Covid-19. Ancora non si sapeva quante mutazioni avrebbe subito il virus, ma gli studiosi di tutto il mondo hanno iniziato a lavorare nella sola direzione possibile: trovare un vaccino in grado di debellare il virus in via definitiva.

Ma anche la storia della corsa al vaccino si è rivelata accidentata e piena di ostacoli, a causa di un virus in continua mutazione. Si è così passati dal sollievo di aver trovato un vaccino efficace contro il virus, alla constatazione che una dose non sarebbe stata sufficiente, specialmente a fronte delle mutazioni del Covid-19. Alla prima dose ne è seguita una seconda, poi una terza e all’orizzonte se ne profila già una quarta. Insomma, come alcuni studiosi avevano previsto, il vaccino anti-Covid potrebbe diventare un appuntamento annuale per gran parte della popolazione, proprio come avviene con il vaccino anti-influenzale.

14 dicembre 2020 – Approvato il primo vaccino contro il Covid-19

Dopo un anno di studi e ricerche, il 14 dicembre 2020 viene ufficialmente approvato dall’FDA, e in seguito da EMA il 21 dicembre, il primo vaccino della storia contro Covid-19. Si tratta di BNT162b2 sviluppato da Pfizer BioNTech, il primo vaccino con tecnologia a mRNA. Segue a poche settimane l’approvazione di un altro vaccino a  mRNA-1273 sviluppato da Moderna. Il 27 dicembre segna una data storica per l’Unione Europea. In tutti gli Stati membri iniziano contemporaneamente le prime iniezioni del vaccino. Inizia così una nuova era nel contrasto alla pandemia.

5 gennaio 2021 –  La  prima vaccinata Usa riceve la seconda dose

Il 5 gennaio 2021, l’infermiera Sandra Lindsay riceve la seconda dose di vaccino anti-Covid in un ospedale di New York. La professionista era stata la prima a vaccinarsi negli Usa e la seconda iniezione è avvenuta 21 giorni dopo la prima. “Mi sento come se avessi completato una maratona. Ho chiuso il ciclo“, ha detto al termine dell’iniezione, applaudendo. “Il vaccino è sicuro“, ha continuato. Pochi giorni dopo, anche Israele dà il via libera alla seconda fase della vaccinazione di massa. Il primo a ricevere la seconda dose è il premier Benjamin Netanyahu.

Seconda dose, si accende il dibattito tra gli esperti sui tempi

Ma, a poche settimane dall’approvazione del primo vaccino, all’interno della comunità scientifica si apre un dibattito sulla seconda dose. Chi parla di mezza dose, chi di una dose intera, chi raccomanda un intervallo di 21 giorni, chi sostiene che tra la prima e la seconda dose debbano passare 120 giorni. Le dosi e i tempi fissati per il richiamo dividono la comunità scientifica. L’emergenza è tale da rivoluzionare le regole del dibattito scientifico con gli esperti di tutto il mondo che si schierano su posizioni diverse. La rivista Nature decide di dare spazio a questo nuovo fenomeno, che vede la comunità scientifica divisa fra chi guarda al cambiamento con ottimismo e chi teme che le modifiche siano dettate dalla disperazione e non dall’evidenza scientifica.

Le opinioni sono contrastanti anche in Italia. Il presidente della Società italiana di Medicina generale (Simg), Claudio Cricelli, considera “fondamentale accelerare il processo di vaccinazione anti-Covid“, somministrando la prima dose a tutti per arginare gli effetti della terza ondata, mentre è possibile ritardare la seconda dose. Per il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, “finché non ci sono indicazioni diverse dagli enti regolatori, il richiamo del vaccino anti-Covid deve essere fatto nei tempi previsti“. Contrario a ritardare il richiamo è anche l’ex presidente dell’Aifa Stefano Vella, in quanto “i dati scientifici dicono che la quantità giusta di anticorpi neutralizzanti anti Covid arriva dopo la seconda dose“.

Dopo il tira e molla tra Ema, Aifa e i colossi farmaceutici per stabilire l’intervallo di tempo tra un’iniezione e l’altra, si stabiliscono le tempistiche per la somministrazione della seconda dose. Chi ha ricevuto il siero Pfizer deve aspettare 21 giorni prima di ripresentarsi al centro vaccinazione. Per Moderna i giorni sono 28, mentre per AstraZeneca possono passare tra 28 e 84 giorni.

Luglio 2021 – Si apre la strada alla terza dose

A luglio 2021, mentre gran parte della popolazione si appresta a ricevere la seconda dose, la comunità scientifica inizia a interrogarsi sulla necessità di una terza dose. “Per la terza dose di vaccino anti-Covid ci vorrà probabilmente un anno” dal primo ciclo, profetizza il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. “Abbiamo iniziato a vaccinare a fine dicembre 2020, quindi le terze dosi potrebbero essere somministrate a fine dicembre“, aggiunge il sottosegretario.

A settembre, anche all’interno del Governo, in particolare nel ministero della Salute, si inizia a parlare di una terza dose di vaccino che potrebbe ben presto essere somministrata all’intera cittadinanza. Ma cosa è cambiato nel frattempo? A introdurre il tema, è il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. “Parlare di una ulteriore dose di vaccino per tutti al momento è prematuro“, afferma Sileri in un’intervista. “Ma, se mi si chiedesse se ritengo che dovremo fare tutti la terza dose, la mia risposta è sì. Quando? È la scienza che dovrà rispondere”.

Sulla necessità di una terza dose, si pronuncia anche Roberto Burioni. “È una cosa opportuna fare la terza dose. I dati che arrivano dall’osservazione dei vaccinati sono lusinghieri e tranquillizzanti, però stanno suonando dei campanelli d’allarme che ci devono allertare”. Proprio per questo, secondo Burioni, la priorità è accelerare sulla terza dose. “Ultimamente sono aumentati i casi tra i sanitari. Questo potrebbe dipendere anche dal fatto che sono stati i primi ad essere vaccinati. Misurare gli anticorpi non serve, occorre fare la terza dose“, ha concluso Burioni.

Di opinione completamente diversa è però un altro nome molto noto della medicina. Si tratta di Massimo Galli. “Tutti gli studi che ci portano alla terza dose si fanno misurando gli anticorpi. Il fatto che non si possa andare a misurare gli anticorpi gratuitamente mi resta sempre sullo stomaco“, ha affermato l’infettivologo. “Non mi raccontino balle, dicendo che la misura degli anticorpi non è standardizzata. Per questo ci vuole veramente poco“, aggiunge Galli. “Terza dose? Va fatta sicuramente subito ai soggetti a rischio, ma non la vedo come un’urgenza assoluta a livello generale“, conclude il virologo dell’Università degli Studi di Milano.

Novembre 2021 – Via libera alla terza dose

A novembre 2021, il dibattito si conclude: c’è il via libera alla terza dose. Da mercoledì 24 novembre è dunque possibile ricevere la terza dose, a 5 mesi dal completamento del primo ciclo. Lo annuncia via social il ministro della Salute, Roberto Speranza, il quale sottolinea come sia “cruciale per proteggere meglio noi e chi ci sta accanto“. L’ok alla terza dose di vaccino con un anticipo di ben un mese rispetto a quanto previsto sarebbe arrivato da Aifa e Cts prima dell’annuncio del ministro. In tarda serata, quindi, la circolare: somministrazioni anticipate del booster al via a partire dal giorno dopo.

Quarta dose, il vaccino anti-Covid diventerà annuale?

A distanza di un anno dall’approvazione del primo vaccino, tra nuovi studi, dibattiti e scoperte, si profila all’orizzonte la necessità di una quarta dose. Mentre Germania e Israele si preparano alla somministrazione della quarta dose in concomitanza all’arrivo della contagiosa variante Omicron, in Italia si accende nuovamente il dibattito tra gli esperti.

La quarta dose di vaccino anti-Covid varata in Israele per over 60 e operatori sanitari “è preoccupante“, dice all’Adnkronos Salute Andrea Crisanti. “Non è un segnale buono” per quanto riguarda la speranza di avere con la terza dose uno scudo solido e duraturo contro il contagio. “Del resto io l’ho visto con i miei occhi: ho colleghi che hanno fatto la terza dose un mese fa e si sono infettati“. E “non è la variante Omicron. Non c’entra. Qui è tutta Delta“, precisa Crisanti.

Quarta dose per tutti? “Per ora direi di no“, afferma all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano. “L’ok per anziani è fragili è il destino di questa vaccinazione, che transiterà in uno schema, un piano vaccinale, come quello dell’influenza“, aggiunge Pregliasco.

Non esclude la necessità di una quarta dose anti-Covid, e poi forse di dosi future a cadenze ravvicinate, anche la microbiologa Maria Rita Gismondo. “Abbiamo ormai molto chiaro che gli attuali vaccini ci proteggono per 4-5 mesi, quindi dal punto di vista squisitamente scientifico ripetere la dose dopo 4-5 mesi è perfettamente calzante“. Ma, auspica l’esperta, “ci aspettiamo che la ricerca ci porti un vaccino che possa essere perlomeno annuale, come quello dell’influenza“.

Dello stesso parere è Matteo Bassetti. “Io personalmente, se sarà che ci dovremo vaccinarci ogni 6 mesi, non ci trovo nulla di male se questo ci permette di vivere più tranquillamente come accade oggi“, spiega il direttore della Clinica di malattie infettive all’ospedale Policlinico San Martino di Genova. “Tutto deve esser governato dall’esperienza e dai dati scientifici che, se diranno che il richiamo va fatto ogni 6 mesi, lo faremo. La medicina cambia, non rimane immutabile nel tempo, è in continua evoluzione. Solo gli ignoranti si stupiscono di questo“, conclude Bassetti.

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