Nel corso dell’ultimo anno, circa un bambino/giovane su sette (332 milioni in tutto il mondo) ha vissuto per almeno nove mesi sotto misure nazionali che prevedevano l’obbligo o la raccomandazione di permanenza a casa. Questi provvedimenti, resi necessari dalla situazione di emergenza sanitaria, hanno messo a rischio la salute mentale e il benessere dei più piccoli. È quanto emerge da un nuovo studio dell’Unicef, basato sui dati forniti dall’Oxford Covid-19 Government Response Tracker. L’analisi ha permesso di indentificare alcune delle condizioni più durature al mondo di lockdown.
Lo studio dell’Unicef indica che in tutto il mondo 139 milioni di bambini sono stati costretti a restare tra le mura domestiche per almeno 9 mesi. Altri 193 milioni hanno vissuto sotto politiche nazionali di permanenza a casa raccomandata per lo stesso periodo di tempo. Henrietta Fore, la direttrice generale dell’Unicef, ha spiegato che “con i lockdown nazionali e le restrizioni di movimento legate alla pandemia, è stato un anno lungo per tutti noi, ma soprattutto per i bambini”. “Quando giorno dopo giorno devi stare lontano dagli amici e distante dagli affetti e magari anche bloccato a casa con qualcuno che usa violenza, l’impatto è importante. Molti bambini hanno paura, si sentono soli, in ansia e preoccupati per il loro futuro. Dobbiamo uscire da questa pandemia con un migliore approccio alla salute mentale di bambini e adolescenti e dobbiamo cominciare dando a questa tematica l’attenzione che merita”, ha aggiunto.
La pandemia ha avuto un grande impatto sulla salute mentale dei più piccoli. Da un recente sondaggio dell’Unicef condotto in America Latina e nei Caraibi è emerso che su 8.000 partecipanti oltre un quarto si è sentito ansioso negli ultimi mesi. Un ulteriore 15% ha sofferto di depressione. Anche prima dell’emergenza sanitaria, i bambini e i giovani sopportavano il peso dei rischi legati alla salute mentale, con la metà di tutti i disturbi mentali che si sviluppavano prima dei 15 anni e il 75% entro l’età adulta. La maggior parte delle 800.000 persone che muoiono per suicidio ogni anno sono giovani e l’autolesionismo è la terza causa di morte tra i 15 e i 19 anni, con tassi più alti tra le ragazze adolescenti. Si stima che globalmente un bambino su quattro vita con un genitore che a un disturbo mentale.
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