L’Italia è partita con le somministrazioni della terza dose del vaccino anti Covid. Questa nuova fase, in prima battuta, sarà rivolta ai soggetti immunocompromessi, ai trapiantati e malati oncologici con determinate specificità. In tutto dovrebbero essere tre milioni i pazienti che riceveranno una dose aggiuntiva del vaccino contro il Coronavirus. Questa terza dose andrà così a completare il ciclo vaccinale per tutti questi soggetti, portandoli a raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria.
La terza dose del vaccino anti Covid sarà somministrata almeno 28 giorni dopo la seconda iniezione, o il prima possibile se questo lasso di tempo è già trascorso. I vaccini che saranno iniettati saranno quelli a mRna, Pfizer o Moderna. Come detto si comincerà con categorie particolari, dieci in tutto. In una seconda fase si passerà alla terza somministrazione per tutti coloro che, a distanza di tempo, avranno bisogno di rinforzare le loro difese immunitarie. Si guarda soprattutto agli over 80, ai sanitari e al personale delle Rsa. In questo caso, la somministrazione della terza dose di vaccino anti Covid avverrà a sei mesi dall’ultima dose.
In diversi Paesi la somministrazione della dose addizionale di vaccino contro Covid-19 è iniziata ben prima che in Italia. È il caso di Israele, dove la terza dose è approvata dallo scorso 30 luglio, utilizzando il vaccino Pfizer per tutti coloro con età pari o superiore a 60 anni o che hanno ricevuto la seconda almeno cinque mesi prima.
Lo scorso 15 settembre sulla rivista “New England Journal of Medicine” hanno pubblicato un primo studio sulla terza dose in Israele. Secondo quanto emerso la dose addizionale Pfizer porterebbe, in riferimento alla variante Delta, “l’efficacia del vaccino tra i soggetti che hanno ricevuto il richiamo a circa il 95%“. Un valore, viene spiegato nello studio, simile a quello dell’efficacia del vaccino originale contro la variante Alfa.
Inoltre, dallo studio è emerso che chi è stato vaccinato con la terza dose ha 19 volte meno probabilità di contrarre una forma grave del virus, rispetto a chi ha ricevuto due dosi. Inoltre, ha 11 volte in meno probabilità di contagiarsi. I dati analizzati provengono dal database del ministero della Salute israeliano e riguardano 1.137.804 persone. I soggetti analizzati sono di età pari o superiore a 60 anni, monitorati nel periodo 30 luglio – 30 agosto 2021.
I soggetti analizzati, tutti immunizzati da almeno 5 mesi, sono stati divisi in due gruppi: quelli che hanno ricevuto la dose addizionale e quelli che hanno invece ricevuto solo due dosi. I risultati dello studio mostrano come chi ha ricevuto la somministrazione addizionale da almeno 12 giorni mostri un tasso di infezione inferiore di 11,3 volte. Il tasso di malattia grave, invece, come detto era inferiore di un fattore di 19,5.
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