La prossima influenza potrebbe essere più potente delle precedenti

Uno studio della Graduate School of Public Health dell’Università di Pittsburgh rivela che la prossima stagione influenzale potrebbe essere più potente della media. La ricerca, così come altri studi ripresi da media autorevoli come il Wall Street Journal, sostiene inoltre che le principali ‘vittime’ potrebbero essere i più piccoli. Se così fosse, si preannuncia un inizio autunno molto complicato per gli ospedali americani, già alle prese con i ricoveri per il Covid-19.

Un impatto così potente dell’influenza stagionale sarebbe dovuto a un fattore principale: la campagna vaccinale. Mentre le attenzioni della popolazione sono rivolte al siero anti Covid, infatti, in pochi si sono vaccinati per la comune influenza e quindi il rischio di trasmissibilità è maggiore.

Nel peggiore dei casi, stima Mark Roberts, professore all’Università di Pittsburgh, solo negli Usa potrebbero esserci fino a 500mila ricoveri per influenza in più rispetto al solito. “Vaccinare quante più persone possibile è la chiave per evitare questo scenario, sostiene Roberts.

Influenza, negli Usa fino a 45 milioni di contagi

Nei prossimi autunno e inverno l’influenza potrebbe dunque avere un impatto del 20% superiore e i contagi potrebbero raddoppiare. Negli Usa il numero di casi oscilla fra i nove e i 45 milioni. I ricercatori sostengono però che un alto numero di ricoveri e decessi si può evitare. A patto, però, che il tasso di vaccinazione aumenti dal 20 al 50% rispetto alle stagioni precedenti.

Sulla diffusione del contagio, però, potrebbero incidere anche altri fattori. Come ad esempio la possibilità di togliersi le mascherine o anche il ritorno a scuola degli studenti. E, in particolare, dei bambini più piccoli, che sotto una certa età non sono tenuti a indossare le mascherine.

“Con l’allentamento delle misure di contenimento del Covid-19 (come mascherine, distanziamento e chiusura delle scuole) in tutto il mondo, assistiamo a una ripresa più feroce di altri virus respiratori. E questo non promette bene in vista della prossima stagione influenzale”, conclude Roberts.

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