Con la riapertura delle scuole ripartono anche le mense scolastiche, con grande sollievo da parte del 76% dei genitori italiani, favorevoli alla loro riapertura e consapevoli del fatto che, durante la pandemia, l’alimentazione dei figli è risultata spesso irregolare e sbilanciata. Questo, unito alla chiusura delle mense scolastiche, ha comportato l’aumento di peso per quasi 1 bambino su 3.
La statistica quanto emerge dall’ultimo report realizzata da IPSOS per l’Osservatorio Cirfood districT che indaga sulla qualità della ristorazione scolastica e le aspettative dei famigliari nell’era post-Covid.
Pandemia, in calo la qualità delle mense
L’analisi dei dati ha fotografato una realtà in cui dad e lockdown hanno contribuito ad accentuare la difficoltà delle famiglie nell’organizzare un pasto (salutare) a casa. 3 genitori su 4 ritengono tuttavia che le mense offrano ai loro figli un modello alimentare completo ed equilibrato.
Ma è davvero così? In realtà, durante il lockdown, la qualità del cibo e dei servizi negli istituti scolastici è diminuita, e di molto. A denunciare questa situazione è stata Claudia Paltrinieri, presidente dell’associazione “Foodinsider”. Paltrinieri, lo scorso 16 giugno, ha presentato presso la Camera dei Deputati a Roma, i risultati del sesto rating dei menu scolastici di foodinsider.
Dai risultati è emerso che i bambini, a scuola, mangiano sempre più cibi processati e ultra processati, passando dalla percentuale del 75,5% dello scorso anno all’81,5% di quest’anno. Un dato che va di pari passo con l’aumento di carni rosse e di menù squilibrati, con l’obiettivo di saziare piuttosto che nutrire.
In diminuzione anche gli istituti che somministrano il pranzo con stoviglie lavabili, scendendo dal 65% al 59%. Un dato peggiorativo che significa tanto usa e getta sia in refettorio che in classe, soluzione che non va nella direzione della sostenibilità ambientale.
Gli effetti della pandemia sui bambini
L’aumento di peso è solo una delle tante conseguenze del Covid sui bambini. La pandemia, per i più piccoli, ha infatti comportato una serie di cambiamenti nelle abitudini della vita di tutti i giorni. Ad esempio, il fatto di non poter uscire di casa, o poterlo fare solo in modo limitato ha causato un aumento del bisogni di movimento.
Questo ha esasperato la necessità di scaricare energia che si è manifestato in maggior tensione e irritabilità. Secondo una ricerca, circa l’85% dei genitori ha osservato nei figli problemi di insonnia, con frequenti risvegli notturni o difficoltà di addormentamento, difficoltà di attenzione e concentrazione.
Dad e pandemia hanno provocato anche una diminuzione nell’apprendimento, con la percentuale di distorsione implicita aumentata dal 7 al 9,5%.