Scuola, certificato anti-Covid:
“Senza test rapidi è una follia”

Il nodo del certificato obbligatorio contro i sintomi Covid, che ogni studente dovrebbe portare a scuola dopo un’assenza per motivi di salute, s’intreccia sulla possibilità di utilizzare i test rapidi e salivari antigienici in contesti diversi dagli aeroporti. Il via libera a quest’ultima pratica, seppur con cautela, sarebbe arrivato dal Ministero della Salute. Il passo è importante soprattutto proprio sul versante della didattica. Alla prova dei primi contagi da Coronavirus, le classi restano spesso incastrate in lunghe spirali di quarantene legate ai tempi dei tamponi, necessari a certificare lo stato di salute dei bambini e, di conseguenza, il loro rientro.

Alcune Regioni si erano già portate avanti le scorse settimane bandendo gare d’acquisto per i kit dei test. Giunte come quella della Lombardia, Emilia-Romagna (che hanno deciso di eliminare il certificato), Lazio, Veneto e Toscana ne hanno ordinati fino a 2 milioni e si sono organizzate per avviare lo screening rapido a scuola, senza ricevere né lo stop né l’approvazione formale del governo. Che per il momento lascia fare.

Il certificato a scuola senza test rapidi: “È come spegnere un incendio con un secchiello”

Proprio quello di snellire le pratiche di tracciamento dei contagi è uno dei motivi alla base dell’apertura di Speranza: se un bambino si assenta da scuola per più di 3 giorni (5 dalle elementari in su) per tornare in classe avrà bisogno di un’attestazione di negatività certificata dal tampone. E per una diagnosi possono passare fino a 10 giorni che, se il bambino è positivo, si traducono in un totale di 24 giorni di isolamento per un’intera classe.

Questo significa solo una cosa, dice Domenico Crisarà, medico di base e vicesegretario della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG). “Che per ogni malattia va fatto il tampone. Altrimenti come faccio ad assicurare di aver fatto di tutto per escludere la Covid-19?”. Secondo il dottor Crisarà, i test rapidi sono fondamentali per distinguere una semplice influenza stagionale da un’infezione da Coronavirus.

“Senza si intasa il sistema. È come essere davanti a in incendio e provare a spegnerlo con un secchiello. Bisogna avere un senso della realtà, che in questo momento non c’è”, aggiunge il medico. “Perché se io ogni bambino che starnutisce lo mando a casa, allora diventa un gioco al massacro sulle responsabilità”. I test, quindi, aiuterebbero a diminuire il carico di tamponi molecolari, di cui ci sarà grande richiesta in questo periodo, e rendere più agile il sistema tracciamento.

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