Nel pieno della campagna per la terza dose del vaccino anti Covid, si accende il dibattito sulla possibilità di una quarta somministrazione. E i riflettori sono già puntati sull’autunno del 2022. Infatti da Israele arriva la raccomandazione a tutti i cittadini tra 18 e 60 di effettuarla. E, secondo Stéphane Bancel, Ceo della casa farmaceutica Moderna, la quarta dose di vaccino probabilmente sarà necessaria.
Il nodo è legato alla durata della protezione offerta dal booster, destinata a calare nel corso dei mesi. Proprio come era già accaduto in precedenza con il ciclo primario e le prime due somministrazioni. Bancel è intervenuto durante un evento organizzato da Goldman Sachs e ripreso dall’emittente Cnbc.
Il Ceo di Moderna ha dichiarato che sarebbe “sorpreso” se nelle prossime settimane dovesse ricevere dei dati che attestino l’efficacia della dose booster “nel corso del tempo”. E ha chiosato: “Mi aspetterei che non reggesse alla grande”. Per Bancel, dunque, la quarta dose potrebbe servire già “nell’autunno 2022 e oltre”.
L’amministratore delegato della casa farmaceutica allude alla necessità di eventuali richiami annuali del vaccino per i soggetti fragili e anziani. Ipotesi che, invece, per alcuni scienziati – in questo approfondimento trovate i loro pareri – non rappresenta una strada percorribile per il futuro.
Per l’immunologo Anthony Fauci, consigliere sanitario della Casa Bianca, è addirittura “prematuro parlare di una quarta dose”. Secondo l’esperto, infatti, l’obiettivo dei prossimi mesi sarà quello di valutare con attenzione l’effettiva durata della protezione offerta dalla terza somministrazione di vaccini a mRna.
Solo in seguito si potrà valutare l’eventuale necessità di un quarto round. Nel frattempo, però, diversi Paesi – fra cui Gran Bretagna e Corea del Sud – stanno già ordinando dosi di vaccino in vista di una campagna per la quarta dose, già avviata in Israele.
Se prima era riservata a sanitari, soggetti fragili e over 60, ora Israele raccomanda la quarta dose anche a tutti i cittadini di età compresa fra i 18 e 60 anni guariti o che hanno ricevuto la terza da almeno cinque mesi. La raccomandazione è frutto dell’analisi dei dati sull’effetto della nuova somministrazione: la protezione contro la malattia grave aumenta di 3-5 volte; mentre la protezione dall’infezione raddoppia rispetto allo scudo delle tre dosi.
Il Paese fece da pioniere anche negli studi sulla terza dose. A inizio ottobre 2021, infatti, da Israele arrivarono importanti indicazioni sugli effetti collaterali del richiamo, ritenuti “significativamente più leggeri” rispetto alle prime due inoculazioni. Fatica, debolezza e dolore al braccio dopo l’iniezione risultarono infatti molto meno comuni per tutti i gruppi di età alle prese con il booster.
Lo scorso 5 gennaio, a Gerusalemme, il 61enne presidente israeliano Isaac Herzog è diventato il primo leader politico mondiale a ricevere la quarta dose. Ad annunciarlo è stato lo stesso Herzog postando su Twitter una foto della somministrazione insieme alla moglie.
Sempre in Israele il primo ministro Naftali Bennett ha reso noti i risultati di uno studio preliminare secondo cui il nuovo booster aumenta gli anticorpi contro il virus fino a cinque volte già dopo una settimana dalla sua somministrazione. La ricerca ha coinvolto 154 volontari con un basso livello di anticorpi e che hanno ricevuto la terza dose ad agosto.
Da un’analisi più approfondita è però emerso che, nonostante l’aumento degli anticorpi, la quarta iniezione non garantisce una protezione maggiore contro la variante Omicron del virus. Lo rivela una ricerca dell’unità di Malattie infettive dello Sheba Medical Center di Tel Aviv diretta da Gili Regev-Yochay.
Uno studio preliminare su 270 persone (150 vaccinati con Pfizer, 120 con Moderna) ha evidenziato che l’incremento degli anticorpi è di leggermente superiore a quello che si verifica dopo la terza dose, ma al tempo stesso questo non comporta una maggiore protezione dal Covid. Regev-Yochay ha infatti confermato che molti si sono contagiati con Omicron anche dopo la quarta somministrazione.
Non tutti, però, concordano sull’utilità di una possibile quarta dose. A partire da Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccinale dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco. “Non possiamo continuare con booster ogni 3-4 mesi – ha dichiarato – Non abbiamo ancora dati sulla quarta dose per poterci esprimere, ma ci preoccupa una strategia che prevede di andare avanti con le vaccinazioni a distanza di poco tempo”.
“Ovviamente – ha aggiunto – quando si tratta di vulnerabili e persone immunodepresse è un caso diverso e per loro la quarta dose più essere considerata già da ora. Sta emergendo il confronto su una seconda dose di richiamo con gli stessi vaccini attualmente in uso”.
“Non sono stati ancora generati dati a sostegno di questo approccio. Tuttavia, mentre l’uso di una quarta dose potrebbe essere considerato parte di una piano di contingenza, le vaccinazioni ripetute a breve tempo di distanza non rappresenterebbero una strategia sostenibile a lungo termine”, ha concluso Cavaleri.
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In Italia gran parte della comunità scientifica sembra – forse per la prima volta – concordare sulla non necessità di una quarta dose, perlomeno nel futuro prossimo. È di questo parere ad esempio il professor Andrea Crisanti: “Non si può imporre a 50 milioni di persone di fare la quarta o la quinta vaccinazione, deve esserci una strategia. Non c’è un sistema sanitario in grado di sostenere lo sforzo di vaccinare 50 milioni di persone ogni quattro mesi”.
“Posso pensare che la somministrazione di una eventuale quarta dose di vaccino anti Covid – ha detto invece Massimo Galli – potrebbe essere utile alle persone con fragilità importanti che, in maniera documentata, non hanno risposto alla terza dose. Andrebbe valutata la risposta di categorie fragili alla vaccinazione”. Galli ha poi aggiunto che prima di avviare una campagna bisogna aspettare i dati degli altri Paesi; altrimenti “non ha senso”.
Anche per Massimo Clementi, direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, “in questo momento, soprattutto da noi in Europa, non c’è necessità di pensare alla quarta dose. C’è necessità di completare la terza dose e di vedere cosa accade. Andiamo verso una stagione primaverile e dobbiamo vedere come sarà da un punto di vista epidemiologico”. Lo ha dichiarato all’Adnkronos Salute.
Infine, Massimo Ciccozzi del Campus Bio-Medico di Roma, ha ricordato che “la quarta dose che stanno proponendo è ancora sul ceppo del virus originario di Wuhan, ma quella proteina non esiste più da un anno e mezzo”. Ciccozzi si è poi detto “contrario a fare un vaccino ogni quattro mesi perché si stressa il sistema immunitario. Anche l’immunologo di base lo sa”. Discorso diverso, invece, se si sviluppa “un vaccino aggiornato sulle varianti Omicron e Delta”.
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