Pertosse, le dichiarazioni di Chiara Nasti sul vaccino non piacciono ai pediatri: “Messaggio pericoloso”

Le parole di influencer hanno spinto gli esperti a invitare le persone a non ascoltare tutte le informazioni che circolano sui social

Le dichiarazioni degli influencer non hanno lo stesso peso di quelle delle persone comuni: arrivano a una platea molto più vasta ed essendo associate a un personaggio famoso possono essere percepite come più autorevoli. Chi è seguito da molte persone deve quindi prestare particolare attenzione alle parole che usa, soprattutto quando affronta questioni che possono avere un impatto sulla salute delle persone. Con 2,1 milioni di follower su Instagram, Chiara Nasti si trova senz’altro in una posizione simile ed è pertanto comprensibile che delle sue recenti dichiarazioni sul vaccino contro la pertosse abbiano sollevato delle polemiche piuttosto accese e allarmato i pediatri.

Le dichiarazioni di Chiara Nasti sul vaccino per la pertosse

Rispondendo a un utente che le ha chiesto se durante la gravidanza avesse fatto il vaccino contro la pertosse, Chiara Nasti ha scritto quanto segue: “Preferisco che il mio corpo resti così com’è senza iniettarci niente. Da incinta non farei nulla del genere: gli effetti avversi mi spaventano. Vedo gente che ormai si indigna per tutto. E quasi ti vuole convincere a fare ogni tipo di vaccino. I nostri parenti all’epoca non hanno fatto niente di sta roba”.

Screenshot della storia Instagram in cui Chiara Nasti parla del vaccino contro la pertosse
Screenshot della storia Instagram in cui Chiara Nasti parla del vaccino contro la pertosse – Instagram @nastilove – Newsby.it

Ha poi aggiunto di essere spaventata dai possibili effetti avversi. “C’è sempre quella piccola percentuale. E non lo dico io”, ha evidenziato Nasti. Le dichiarazioni dell’influencer sono arrivate a poche settimane dalla morte a Padova di un bambino di 24 giorni, causata proprio dalla pertosse.

Orrù: “Non bisogna ascoltare tutto ciò che gira sui social”

In seguito alle affermazioni di Chiara Nasti, Manuela Orrù, pediatra di famiglia della Asl Roma 1 e presidente dell’Associazione culturale pediatri, ha ricordato che la pertosse può portare all’insufficienza respiratoria e che “non bisogna ascoltare tutto ciò che gira sui social”. Anche Antonio D’Avino, il presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), è intervenuto sull’argomento. “Nessuno vuole fare sensazionalismo o mettere paura, ma lo dicono i dati: purtroppo oggi di pertosse a un mese di vita si può morire. Se un lattante contrae la pertosse dalla mamma, perché lei non si è vaccinata in gravidanza, aveva un titolo anticorpale basso ed è stata contagiata da una persona con la malattia, quel piccolo, a parte essere ricoverato, può avere difficoltà respiratorie tali che lo possono anche condurre al decesso”, ha spiegato l’esperto.

D’Avino (Fimp): “I casi di pertosse sono in aumento”

D’Avino ha osservato che bisognerebbe evitare di dare retta ai consigli chi non ha le competenze giuste per parlare di medicina. “Io rappresento circa 7mila pediatri di famiglia italiani e il nostro obiettivo è quello di seguire le evidenze scientifiche. Se ci sono delle linee guida internazionali o anche nazionali che indicano che la vaccinazione contro la pertosse in gravidanza è fortemente raccomandata, queste linee guida sono il frutto di evidenze scientifiche che chiaramente dimostrano questo”. L’esperto ha aggiunto che una influencer con milioni di follower dovrebbe evitare di lanciare “un messaggio così dirompente”. “Deve passare il presupposto che di medicina parlano gli addetti ai lavori”.

D’Avino sottolinea che i neonati devono essere vaccinati contro la pertosse a partire dal 61esimo giorno di vita e che il vaccino “non può assolutamente determinare la malattia nel soggetto a cui viene inoculato”. Negli ultimi anni si è registrato un aumento dei casi di pertosse e ciò è avvenuto anche per altre malattie, come il morbillo e la rosolia. La copertura vaccinale è necessaria per invertire questa tendenza.

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