Un’infermiera abruzzese è stata ricoverata a Teramo per aver sviluppato la Paralisi di Bell pochi giorni dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino anti Covid di Pfizer-BioNTech. Al momento la donna si trova nel reparto di neurologia, dove i medici stanno cercando di capire se la reazione avversa è stata causata dal siero o se si è trattata di una casualità. Maurizio Brucchi, il direttore sanitario della Asl di Teramo, ha dichiarato che l’infermiera sta bene. La disfunzione che ha sviluppato non è grave e dovrebbe scomparire da sola in breve tempo. Brucchi ha sottolineato che finora in Abruzzo si sono verificati solo due casi di Paralisi di Bell su 9.429 vaccini fatti. Il direttore sanitario ha poi spiegato che tutti i vaccini e i medicinali possono avere degli effetti collaterali.
La possibilità che il siero di Pfizer-BioNTech possa, in rarissimi casi, causare la Paralisi di Bell, era già emersa nel documento sul vaccino del 10 dicembre 2020 della Food and Drug Administration (Fda). In quel caso, la reazione avversa si era verificata solo in 4 degli oltre 43.000 partecipanti allo studio. Ma, di preciso, che cos’è la Paralisi di Bell? Come suggerisce il nome si tratta della forma più comune di paresi facciale. Colpisce un solo lato del viso ed è causata da un’infiammazione o da una compressione del VII nervo cranico. Può essere accompagnata da una sensazione di dolore dietro all’orecchio e dall’alterazione del senso del gusto. Chi soffre della Paresi di Bell trova difficoltoso parlare, sorridere, muovere uno degli occhi e lavarsi i denti.
Nella maggior parte dei casi, la Paralisi di Bell si risolve da sola entro poche settimane o mesi. È possibile accelerare il processo di recupero ricorrendo a un trattamento precoce corticosteroidi e farmaci antivirali (sempre e comunque dopo essersi consultati con uno specialista). Quando uno o entrambi gli occhi faticano a chiudersi completamente è possibile usare dei prodotti per evitarne la secchezza, come colliri, lacrime artificiali e apposite pomate. L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) spiega che “parallelamente alla terapia farmacologica, è consigliata anche una terapia fisica. Massaggi ed esercizi mirati ai muscoli facciali possono impedire che essi si contraggano e si accorcino provocando danni permanenti”.
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