Si torna a dibattere sulla questione mascherine. Nei prossimi giorni, infatti, il ministero della Salute deciderà se rimuovere completamente, rinnovare l’obbligo, o ammorbidire la norma in alcune aree sanitarie. L’ipotesi che per ora sta circolando, vedrebbe il ministero puntare ad ‘ammorbidire’ la normativa, lasciando tuttavia l’obbligo del dispositivo dove ci sono pazienti più fragili, ad esempio gli immunodepressi o gli anziani nelle Rsa. Nonostante non sia stata ancora presa una decisione definitiva, si starebbe anche discutendo se lasciare la scelta, o meno, ai direttori generali. Per questo, ai fini della delibera, nei prossimi giorni verrà valutata anche l’attuale situazione epidemiologica. Mentre gli esperti non sembrano avere un parere comune rispetto all’obbligo, questi appaiono decisi sull’importanza del tenere la mascherina nelle situazioni più delicate. Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, aveva recentemente invitato ad evitare un approccio “ideologico”.
“Mi auguro non si prolunghi l’obbligo di mascherina nelle strutture sanitarie, anche se, in situazioni dove è consigliata e opportuna, continuerò a utilizzarla e chiedere agli altri di farlo. Dobbiamo però uscire dalla dimensione dell’obbligo, è il momento di trattare il Sars-Cov-2 come altri virus simili. Farlo avrebbe ricadute positive su molti aspetti che appesantiscono l’organizzazione ospedaliera, legati ad esempio ai tamponi”, ha dichiarato all’Ansa Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive Ospedale Policlinico San Martino di Genova, e presidente della Società Italiana di Terapia Antinfettiva (Sita). “Naturalmente continuerò a utilizzare la mascherina in ospedale se entro nella stanza di un immunodepresso o se sono a contatto con una persona potenzialmente infetta, così come lo facevo anche prima dell’obbligo di mascherine introdotto nel 2020 per frenare la diffusione del Sars-Cov-2. E chiederò di farlo anche a chi lavora con me e ai familiari che intendono andare a trovare questi pazienti”, ha proseguito.
Tuttavia, ricorda Bassetti, per ora l’obbligo non avrebbe senso, “perché il Sars-Cov-2 non è più grave, oggi, rispetto a altri virus respiratori”. Per questo, annullare l’obbligo della mascherina “è un modo per tornare alla normalità su altri aspetti strettamente connessi, come il doppio percorso che hanno in ospedale i positivi al Sars-Cov-2, pur se asintomatici ma anche il tampone che viene richiesto per accedere ai pronto soccorso, per il ricovero, per una visita medica. Sono scelte che sono in capo alle strutture sanitarie, ma non sono più legate alla tutela dei pazienti, che anzi vanno incontro a complicazioni, bensì a proteggersi da eventuali denunce”, ha concluso Bassetti.
“Personalmente ritengo che l’obbligo di mascherina in ospedale e negli ambienti sanitari vada mantenuto ovunque. In subordine, in ambito ospedaliero l’obbligo potrebbe essere circoscritto solo a reparti dove sono ricoverati pazienti fragili, immunodepressi e a rischio di infezioni. E in altri contesti, ad esempio ambulatori affollati con lunghe attese, per contenere la circolazione di patogeni, in particolare durante la stagione influenzale“, ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente di Fondazione Gimbe. Guardando al di fuori dell’Italia, in alcuni Paesi l’obbligo è già caduto. L’ultimo ad aver preso questa decisione è stato il Portogallo, lo scorso 6 aprile.
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