SALUTE

Nanoplastiche nell’aria, uno studio rivela i rischi per il nostro olfatto

Uno studio dell’Cnr-Ibbc rivela che l’inalazione di nanoplastiche compromette le capacità olfattive nei mammiferi, penetrando nel cervello. Questi frammenti di plastica, diffusissimi, possono collegarsi a malattie come Alzheimer e Parkinson

EPA/MONIRUL ALAM – Newsby.it

ROMA, 26 FEB – Uno studio dell’Cnr-Ibbc rivela che l’inalazione di nanoplastiche compromette le capacità olfattive nei mammiferi, penetrando nel cervello. Questi frammenti di plastica, diffusissimi, possono collegarsi a malattie come Alzheimer e Parkinson.

L’inalazione di nanoplastiche rappresenta un nuovo e preoccupante fronte di rischio per la salute umana, in particolare per la funzione olfattiva. Uno studio innovativo condotto dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ibbc) di Monterotondo Scalo, in provincia di Roma, ha messo in luce per la prima volta gli effetti diretti delle nanoplastiche sui mammiferi. La ricerca, realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell’Università “La Sapienza” di Roma e pubblicata sulla rivista Science of The Total Environment, ha dimostrato come questi minuscoli frammenti di plastica possano penetrare nel cervello e compromettere gravemente la capacità di percepire gli odori.

Cosa sono le nanoplastiche

Le nanoplastiche sono particelle di plastica di dimensioni inferiori a un millesimo di millimetro e sono ormai onnipresenti in quasi tutti gli ecosistemi, inclusi suolo, aria e acqua. L’inquinamento da plastica è diventato così massiccio che è una minaccia tangibile per la salute umana. Queste piccole particelle possono entrare nel corpo umano attraverso vari percorsi, come:

  1. La catena alimentare
  2. L’acqua potabile
  3. L’aria che respiriamo

Una volta inalate, le nanoplastiche si distribuiscono in diversi organi, tra cui polmoni, cervello, testicoli e tessuto adiposo.

Effetti sull’olfatto

I ricercatori hanno condotto esperimenti su topi da laboratorio, dimostrando che l’inalazione di nanoplastiche provoca un significativo deterioramento della loro capacità olfattiva. Questo difetto è associato a un persistente deficit della funzionalità dei neuroni del bulbo olfattivo, la regione del cervello fondamentale per il riconoscimento degli odori. Stefano Farioli Vecchioli, uno degli autori dello studio, ha spiegato: “Abbiamo osservato che la presenza di nanoplastiche nel bulbo olfattivo induce processi infiammatori transitori e un aumento compensativo della produzione di nuovi neuroni. Tuttavia, questo meccanismo di neurogenesi adulta non riesce a riparare i danni causati dalle nanoplastiche stesse”.

Rischi per la salute neurologica

Un aspetto particolarmente allarmante è la correlazione tra disturbi olfattivi e malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson. Circa il 95% dei pazienti con queste patologie presenta disturbi olfattivi, i quali si manifestano 10-15 anni prima dell’esordio clinico dei sintomi. Gli scienziati ipotizzano che le nanoplastiche possano avere un ruolo significativo in questo contesto. L’idea che l’inquinamento da plastica possa influenzare non solo la salute fisica ma anche quella neurologica apre nuove strade di ricerca e preoccupazioni sulla salute pubblica.

La questione delle nanoplastiche e della loro diffusione nell’ambiente è diventata un tema cruciale non solo per gli scienziati, ma anche per i responsabili politici e i cittadini. La crescente consapevolezza sugli effetti nocivi delle plastiche sull’organismo umano potrebbe spingere a politiche più rigorose riguardo alla produzione e gestione dei rifiuti di plastica. È fondamentale che la comunità scientifica continui a indagare gli effetti a lungo termine delle nanoplastiche sulla salute umana e sugli ecosistemi, nonché a sviluppare strategie per ridurre l’esposizione a queste sostanze potenzialmente dannose.

In sintesi, lo studio condotto dal Cnr-Ibbc rappresenta un passo importante nella comprensione dei rischi associati all’inquinamento da nanoplastiche. La ricerca futura dovrà approfondire le connessioni tra l’inalazione di queste particelle e le malattie neurodegenerative, affinché si possano sviluppare misure preventive efficaci e salvaguardare la salute pubblica.

Redazione

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