Un lyssavirus raro, isolato solo una volta in un pipistrello, è stato individuato nel cervello di un gatto morto dopo aver morso la sua padrona ad Arezzo. I risultati delle analisi, condotte dal Centro di referenza nazionale per la Rabbia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, hanno sollevato una certa preoccupazione, ma il ministero della Salute ha spiegato che non c’è nulla da temere. I casi simili avvenuti in altri Paesi indicano che la capacità di trasmissione dal serbatoio naturale a un’altra specie rappresenta un evento piuttosto limitato, a cui non fa seguite una diffusione epidemica. Inoltre, non esistono prove di una trasmissione da un animale all’uomo. Ma che cos’è di preciso un lyssavirus? E quali malattie può provocare?
Cos’è un lyssavirus?
I lyssavirus appartengono alla famiglia Rhabdoviridae, i cui rappresentanti più famosi sono il virus della rabbia e il lyssavirus del pipistrello australiano (ABLV). La variante trovata nel gatto che ha morso la padrona era stata rinvenuta una sola volta, a livello globale, in un pipistrello del Caucaso nel 2002 e, finora, la sua capacità di infettare l’uomo o gli animali domestici non era mai stata confermata. I timori legati a questo episodio dipendono non solo dalla comprensibile paura legata all’arrivo di un virus pressoché sconosciuto, ma anche dalle conseguenze della rabbia, la malattia più nota trasmessa da un lyssavirus. Questa patologia infettiva può colpire l’uomo e vari animali carnivori, come cani, gatti e volpi (il principale serbatoio naturale del virus). Ogni anno causa circa 30mila decessi in tutto il mondo. In Italia non si verificano più casi dal 2013.
I sintomi della rabbia
Nella fase iniziale, la rabbia si manifesta con alcuni sintomi tipici, come paresi e convulsioni, e altri aspecifici, tra cui febbre, cefalea e mialgia. Col passare del tempo, circa l’80% di chi soffre della malattia sviluppa l’idrofobia. Questa condizione impedisce al paziente di bere, in quanto ogni tentativo di ingerire dell’acqua è accompagnato da una paralisi dei muscoli della deglutizioni e da una contrazione muscolare della glottide. Più raramente, la patologia si manifesta sotto forma di paralisi caratterizzata da debolezza muscolare e perdita di sensibilità. Quasi sempre, la fase finale della malattia è accompagnata da un mutamento nel carattere del paziente, che diventa più aggressivo e irascibile. In assenza di interventi terapeutici, la morte sopraggiunge in circa 6 giorni, di solito per paralisi respiratoria.