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SALUTE

L’Italia è al secondo posto in Europa per obesità infantile

Dall’indagine che ha coinvolto la Generazione Z è emerso che soltanto il 20% si sente a proprio agio con il proprio corpo. Gli stili alimentari, soprattutto dei più giovani, sono sensibilmente cambiati nel corso degli ultimi anni

L’Italia è seconda in Europa per obesità infantile. Da un’indagine di Fipe presentata in occasione dell’assemblea annuale di Fipe-Confcommercio a Roma emerge che il 39% dei bambini tra i 7 e i 9 anni è in sovrappeso o obeso. La percentuale è ben al di sopra della media europea del 29%. L’indagine “I giovani e il cibo” affidata a Ipsos rivela che il 44% delle persone tra i 18 e 34 anni è in famiglia che si acquisisce una corretta educazione alimentare. A seguire i social network (36%) e la scuola (30%).

Cosa dicono i dati

Il 73% dei giovani è soddisfatto del proprio peso, tuttavia la GenZ non ha un bel rapporto con il proprio corpo. Questi sono i dati che emergono dall’indagine Ipsos “Generazione Z: il rapporto con il cibo e la ristorazione. Numeri e tendenze” realizzata per Cirfood District. Questa ha coinvolto i ragazzi e le ragazze con un’età compresa tra i 16 e i 26 anni, esplorando il rapporto con il proprio corpo, il cibo e la ristorazione. Emerge però una preferenza a consumare cibi semplici e italiani prestando una particolare attenzione alla sostenibilità.

Bambina che mangia anguria | pixabay @JillWellington – Newsby.it

Per l’Assemblea di quest’anno abbiamo voluto volgere lo sguardo a un tema tanto importante quanto ancora spesso sottovalutato quando si parla di cibo, ovvero le abitudini alimentari delle nuove generazioni” ha dichiarato Lino Enrico Stoppani, Presidente di FIPE-Confcommercio.

“Negli ultimi anni il rapporto delle persone con il cibo è profondamente cambiato per effetto dei processi demografici, delle mode, delle migrazioni ma anche della pubblicità, Viviamo oggi un tempo di ‘pluralismo alimentare’, che non è tanto la convivenza di diversi stili alimentari o ricette gastronomiche, quanto piuttosto il differente modo di intendere e vivere il cibo, con i suoi valori e simbolismi. Ma il cibo è veicolo di cultura e valori e la cultura del cibo cambia non solo il modo in cui consumiamo, ma anche quello in cui viviamo. Per questo l’educazione alimentare dovrebbe essere una materia che si insegna a scuola fin dai primi anni e i nostri ristoratori dovrebbero sentirsi sempre di più ambasciatori quotidiani di una nuova cultura del cibo“.

Questi cambiamenti richiedono alle nostre imprese la capacità di adattarsi, di apprendere nuove competenze o di reinventarsi professionalmente in un contesto dove le innovazioni tecnologiche rendono rapidamente obsolete molte competenze e dove solo l’educazione è in grado di migliorare il destino delle persone”, conclude Stoppani.

Il rapporto con il proprio corpo

Dall’indagine che ha coinvolto la Generazione Z è emerso che soltanto il 20% si sente a proprio agio con il proprio corpo. Gli stili alimentari, soprattutto dei più giovani, sono sensibilmente cambiati nel corso degli ultimi anni: “Il 63,7% dei bambini e ragazzi tra i 3 e i 14 anni ha il pranzo come pasto principale della giornata, dato in calo rispetto al 75% del 2003. Al contrario, la cena è ora considerata il pasto più importante dal 20,7%, contro il 14,2% di vent’anni fa. Anche la colazione soffre: l’83,7% dei bambini la consuma in modo adeguato, rispetto al 92,9% del 2003. I più piccoli vanno assumendo i (cattivi) comportamenti alimentari dei genitori: le vecchie abitudini che suggerivano una buona colazione, un pranzo importante e una cena leggera si stanno via via affievolendo“, si legge nel sito Ascom Torino.

Fipe ritiene che per contrastare questi fenomeni è importante soprattutto il ruolo della famiglia, ma anche della scuola.

 

Giuliana Presti

Laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l'Università di Parma. Scrivo di cinema, cultura e attualità e amo la fotografia e la buona musica.

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