Per ottenere il Green Pass e riprendere regolarmente a circolare per l’Italia e per l’Europa, i requisiti sono noti. È infatti necessario essersi sottoposto al vaccino, a un tampone nelle 48 ore precedenti, o essere una persona recentemente guarita dal Covid. Ci sono però anche altri casi, come quello raccontato dal ‘Corriere della Sera’. Casi di persone che non rientrano in nessuna delle tre categorie. Come Marco Maria Marcolini.
Quest’ultimo il Covid lo ha contratto, e gli è successo nella primissima fase della pandemia. Era infatti il mese di febbraio 2020. Ingegnere milanese, è stato curato al locale ospedale Niguarda. E qui, un anno e quattro mesi dopo, gli hanno comunicato che nel suo sangue ci sono ancora gli anticorpi. “A queste condizioni i medici mi hanno sconsigliato di fare il vaccino“, ha spiegato. Il che significa, però, niente Green Pass. A meno di non effettuare un tampone. Con la consapevolezza, però, che dal punto di vista squisitamente medico non sarebbe necessario.
In realtà è stato lo stesso Niguarda a comunicargli come potersi muovere: “Ora può vaccinarsi secondo le autorità sanitarie“, è stata la comunicazione. Le indicazioni attualmente in vigore prevedono la possibilità di una sola iniezione da somministrare a chi è guarito dal Covid 3-6 mesi prima. Per gli altri, resiste l’indicazione della doppia dose. Ma, al netto dei problemi sul Green Pass, la confusione resta tanta. E, in parte, anche gli stessi medici contribuiscono a diffonderla.
Da qui la denuncia di Massimo Puoti, primario di Malattie infettive al Niguarda. Le sue parole al ‘Corriere della Sera’ sono chiare: “Purtroppo ho sentito colleghi che non si fidano delle linee guida nazionali e internazionali. Con la pandemia è emerso un problema di mancanza di meritocrazia. In più, la credibilità di alcune agenzie regolatorie è stata minata dai loro tentennamenti. La conseguenza è stata una certa confusione nei cittadini“. Che riguarda, in questo caso, chi il Covid lo ha già affrontato (e sconfitto). E, tra una vaccinazione che da un lato non gli serve (ha ancora gli anticorpi) e dall’altro sì (per accedere al Green Pass), e da un lato gli è consigliata e dall’altro no, non sa più come muoversi.
Una situazione, secondo il ‘Corriere della Sera’, più frequente di quanto non si pensi. Secondo il quotidiano milanese, addirittura, molti guariti dal Covid si stanno sottoponendo all’esame sierologico per capire da soli se ancora presentano gli anticorpi nel sangue o meno. Solo in Lombardia si contano 292.782 test sierologici nel periodo compreso tra il 18 aprile e il 26 giugno. “Ma la presenza o meno di anticorpi non è indicativa della protezione“, ammonisce Puoti. E il timore che, nella caccia al Green Pass, chi già ha pagato dazio al Coronavirus si esponga a nuovi rischi esiste.
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