Mentre i contagi continuano a crescere a causa della variante Omicron, a preoccupare la comunità scientifica è un altro dato relativo ai pazienti in età pediatrica. Nella settimana tra il 28 dicembre e il 3 gennaio sono cresciuti dell’86% i giovani ricoverati sotto i 18 anni. È quanto emerge dai dati degli ospedali sentinella della Fiaso, Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere. Il numero dei bambini ricoverati è quasi raddoppiato: da 66 a 123. Triplicato è anche il numero dei bambini in terapia intensiva, passando da 2 a 6 in una settimana. Un altro fattore da tenere in considerazione è che il 62% dei piccoli pazienti degenti ha tra 0 e 4 anni: è quindi in una fascia di età non vaccinabile. I dati sono raccolti da 21 strutture ospedaliere e 4 ospedali pediatrici.
Aumento bambini ricoverati: cosa succede
Questo fenomeno potrebbe essere spiegato dal fatto che, nonostante i giovani di età 16-19 siano già protetti da 2 dosi vaccinali, solo da poco tempo è stato autorizzato il booster. “Evidentemente, il dilagare della variante Omicron porta un aumento dell’incidenza dei casi anche in questi giovani che hanno solo due vaccinazioni“, si legge nel report dell’Iss. D’altra parte, faticano a decollare i vaccini 5-11 anni, anche se gli specialisti sono ottimisti sull’andamento futuro. “Siamo ottimisti, perché la frase più sentita nelle ultime settimane è quella di voler attendere. Si è colta una certa esitazione da parte dei genitori perché volevano attendere le conseguenze delle prime dosi“, spiega Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria.
Il 72% dei ricoverati non è vaccinato
Il tasso di crescita dei ricoveri Covid negli ospedali sentinella Fiaso ha avuto una accelerazione del 25,8%. Il dato emerge dal report sui dati raccolti da 21 strutture sanitarie e ospedaliere e 4 ospedali pediatrici distribuiti su tutto il territorio. Rimane stabile la proporzione tra pazienti vaccinati e no vax. I non vaccinati ricoverati in rianimazione sono il 72% del totale con un range di età dai 18 agli 83 anni. La metà di essi godeva di buona salute e non aveva comorbidità.
Aumentano i posti occupati in ospedale
A livello nazionale il tasso di occupazione di posti letto nei reparti ospedalieri sale al 20%. In 13 regioni è cresciuto in 24 ore, raggiungendo livelli più critici in: Valle d’Aosta (47%), Calabria (32%), Liguria (31%) e Umbria (con +3% raggiunge il 27%). Crescono anche i dati di: Abruzzo (al 16%), Campania (19%), Emilia Romagna (18%), Lazio(20%), Lombardia (22%), Piemonte (24%), Puglia (12%), Sicilia (24%), Toscana (16%). Rimangono stabili oltre soglia del 15%: Basilicata (20%), Friuli (24%), Marche (23%), PA Bolzano (17%), Sicilia (24%),Veneto (20%). Il tasso di occupazione nei reparti ospedalieri è in calo nella PA Trento (al 19%) e Sardegna (9%).
Terapia intensiva stabile al 15%
I posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti con Covid-19 restano al 15% a livello nazionale. Ma crescono in sei regioni: Abruzzo (arrivando al 13%), Basilicata (4%), Lombardia (15%), PA di Bolzano (19%), Piemonte (19%) e in Valle d’Aosta (con un +3% arrivano al 12%). Stabile oltre la soglia del 10%: Calabria (15%), Emilia Romagna (15%), Lazio (17%), Liguria (21%), Marche (21%), PA di Trento (24%), Sicilia (13%), Toscana (15%), Umbria (12%), Veneto (19%). In calo in Campania (8%), Friuli (16%).