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“Il Covid potrebbe non mutare mai così tanto da aggirare i vaccini”. È la previsione di Giovanni Di Perri, virologo dell’Amedeo di Savoia di Torino. Un’ipotesi personale, certo, e la situazione di incertezza sul Covid-19 in più occasioni ha dimostrato come sia difficile leggere l’evoluzione della pandemia nel medio periodo.
Si tratta tuttavia di una voce competente. E per una volta arriva una buona notizia. Almeno in parte: Di Perri, infatti, mette subito le mani avanti. “Sì, sono preoccupato, perché le varianti stanno tracciando una storia evolutiva“. Tuttavia, secondo il medico torinese, forse non andiamo incontro al rischio dell’arrivo di una variante resistente ai vaccini che potrebbe mettere nuovamente in discussione quanto fatto finora.
“L’impressione da virologo cinico è che quando un virus può selezionare una variante di solito lo fa subito, in 12-24 ore. Forse il grande salto verso una variante totalmente resistente ai vaccini forse questo virus non è capace di farlo“, sostiene Di Perri. Insomma, è vero che il Covid è già mutato più volte. Ma si tratta di mutazioni piccole. E anche se, nel caso della Delta l’efficacia dei vaccini è diminuita, la copertura è sempre rilevante.
Sul sito dell’Oms una pagina è dedicata al tracciamento delle cosiddette “varianti di interesse“. Quelle c’è che sono ritenute pericolose o per la loro maggior contagiosità o perché il sistema immunitario ha più difficoltà nel riconoscerle. Per questo è importante il monitoraggio. Prima di tutto per limitare sul nascere la diffusione di una variante pericolosa, e impedirgli di diventare dominante.
Ma anche nel caso in cui non vi si riuscisse, con del resto è accaduto con la Delta, ci sarebbe un tempo ragionevole per aggiornare i vaccini. Anche le cause farmaceutiche stanno lavorando per farsi trovare pronte. Pfizer ha dichiarato che sarebbe in grado di aggiornare il vaccino in circa 6 settimane. Ai quali si aggiungerebbero i tempi di autorizzazione delle autorità di vigilanza.
Resta il fatto che più un virus circola e più ha la capacità di variare. Aumentare velocemente la quantità di persone vaccinate, riduce in maniera esponenziale il pericolo di varianti più aggressive, come ricorda a Newsby Vittorio Agnoletto, fautore della campagna per liberalizzare i brevetti dei vaccini con l’obiettivo di renderli più accessibili anche ai Paesi in via di sviluppo.
Infine, la ragione immediata. Chi è vaccinato è più protetto, come ricorda Di Perri. “La narrativa dei contagi di chi è qui in ospedale è che per il 92% sono non vaccinati. Ci sono anziani vaccinati con patologie gravi, ma sembra che il decorso sia migliore e questo potrebbe salvare loro la vita“. Secondo il medico torinese, possiamo “vedere il bicchiere mezzo pieno“.
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