La diffusione delle nuove varianti di Covid Eris e Pirola è in costante aumento. A dirlo sono i numeri del monitoraggio Covid-19, a cura dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute. La crescita, infatti, pur ridotta rispetto alla scorsa settimana, è stata ancora notevole. Nel periodo dal 14 al 20 settembre si registrano 36.777 casi, in crescita del 17,3% (l’aumento della scorsa settimana era stato invece del 44,4% con 30.777 nuovi contagi). Anche i ricoveri in area medica e in terapia intensiva dei pazienti con Covid-19 registrano un lieve aumento nello stesso periodo che va dal 13 al 20 settembre, passando rispettivamente dal 3,8% al 4,1% (più 0,3 punti percentuali) e dallo 0,9% all’1,0% (più 0,1 punto percentuale). La situazione peggiore, a livello di incidenza della malattia, si registra in Veneto (93 casi per 100mila abitanti), mentre quella migliore è in Sicilia (14 casi per 100mila abitanti).
I dati italiani sono in linea con quelli europei. “Si assiste a un rallentamento nell’aumento nell’incidenza di nuovi casi identificati e segnalati con infezione da Sars-CoV-2 in Italia che, complessivamente, si mantiene bassa. L’impatto sugli ospedali resta limitato. La situazione epidemiologica è in linea con il quadro europeo“, così commenta l’Istituto superiore di Sanità. L’Iss ha poi aggiunto che “i ricombinanti omicron XBB, con predominanza di EG.5, rappresentano la quasi totalità dei ceppi virali circolanti, in accordo con quanto osservato in altri Paesi“.
A fronte di un quadro in continua evoluzione e che, almeno dal punto di vista numerico, potrebbe creare preoccupazioni, ci sono anche motivi per stare tranquilli. Gli ultimi sviluppi, infatti, dimostrano come le nuove varianti non sembrano essere portatrici di malattie più gravi. I sintomi sono quelli già noti: mal di gola e febbre, raffreddore e spossatezza, mal di testa e eventuale assenza di olfatto e gusto.
A confermare questa situazione sono le parole di Andrea Ammon, direttrice dell’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. “Per ora non vi è assolutamente alcuna indicazione che l’infezione con le nuove varianti di Sars-CoV-2 possa causare malattie più gravi o rendere i vaccini meno efficaci contro la malattia grave rispetto alle varianti precedentemente circolate – ha sottolineato – Tuttavia le persone più anziane e quelle con patologie preesistenti corrono comunque un rischio più elevato di andare incontro a esiti gravi se vengono infettate“.
L’attenzione, però, deve rimanere massima. “A inizio settembre – ha aggiunto la direttrice dell’Ecdc – è stata segnalata una trasmissione di Sars-CoV-2 in crescita in più della metà dei Paesi dell’Ue/Spazio economico europeo. Fortunatamente il livello di malattie gravi e di morte era ancora relativamente basso. È importante riservare un’attenzione particolare al Covid-19 nelle fasce d’età più avanzate. E vediamo che 9 su 16 Paesi che riportano i conteggi dei casi divisi per età hanno visto aumentare i numeri negli over 80, e 12 su 16 hanno osservato una crescita nelle persone dai 65 anni in su per più settimane. I decessi Covid in termini assoluti rimangono bassi rispetto ai livelli riportati in precedenza durante la pandemia, tuttavia 4 su 12 Paesi con dati specifici hanno segnalato di recente dei piccoli aumenti nei morti fra gli over 65“.
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