Il Covid torna a fare paura, non solo attraverso la famigerata variante Xe di cui ancora poco si conosce. Ma anche a causa di alcuni nuovi sintomi, che gli esperti di medicina non riescono a collegare alla casistica ormai ampiamente nota da due anni.
Se infatti l’Oms si è mossa in prima persona per studiare la variante Xe, già su quest’ultima gli esperti si sono in parte divisi. Ancora non è chiara quale sia la sua effettiva pericolosità (sebbene la contagiosità appaia universalmente alta). Ma ora quali sono i nuovi sintomi del Covid che spaventano la medicina? E perché con sé potrebbero addirittura portare una variante “sconosciuta”?
Per cominciare, inquadriamo un po’ meglio ciò di cui stiamo parlando. La variante Xe del Covid non sarebbe altro che una mutazione ricombinante dei ceppi BA.1 e BA.2, entrambi riconducibili alla Omicron. Ebbene, la stessa Oms ha lanciato un allarme. Perché rispetto alle precedenti varianti si ipotizza un 10% in più di contagiosità. “Questo dato, però, richiede un’ulteriore conferma“, ha voluto rassicurare la stessa Organizzazione mondiale della sanità.
Il problema nasce da una testimonianza di Marco Trifogli, medico di famiglia a Colleferro, nella Asl Roma 5 e del direttivo provinciale del sindacato Snami. Proprio lui, a ‘Repubblica’, ha denunciato una situazione inedita per chi soffre di Covid. “Da una decina di giorni abbiamo cominciato a vedere pazienti con sintomi che non sono assolutamente quelli tipici di Omicron. Ad esempio la mancanza di gusto e olfatto, che ci fanno pensare a un ritorno di Delta. Ma anche novità, come le vertigini associate alla positività. Mai viste prima“, ha sottolineato.
Preoccupano anche le “triple infezioni“, ossia le prime positività al Covid di persone che hanno ricevuto tutte e tre le dosi di vaccino. Pochi dati, che però non avevano precedenti. “L’errore di fondo è pensare che ormai circoli solo Omicron. Se così fosse, sarebbe impossibile spiegare il perché delle morti che si continuano a registrare, dato che Omicron provoca sintomi lievi“, ha spiegato Massimo Ciccozzi, epidemiologo del Campus Biomedico.
E la grande preoccupazione nasce dal fatto che potrebbe non essere la variante Xe il nuovo “nemico” fronte Covid. L’osservatorio epidemiologico dell’istituto Spallanzani nemmeno ne ha ancora effettuato un sequenziamento. “Non possiamo nemmeno definire la Xe una variante, dato che si tratta dell’unione dei due ceppi affini, con la stessa contagiosità e la stessa patogenicità“, ha affermato Ciccozzi. Fondamentale sarebbe quindi il sequenziamento, e qui arriva la denuncia di Trifogli. “Richiederlo è praticamente impossibile. Ho provato diverse volte a fare richiesta al Servizio igiene e sanità pubblica della Asl, ma non ho mai ricevuto risposta“, ha spiegato il medico di Colleferro.
Il risultato è che il Covid che sta colpendo Roma e non solo è il frutto di una variante effettivamente “sconosciuta”, ma solo perché non ancora sottoposta ad analisi. Chiaro che se fosse un’evoluzione di Omicron, un ritorno di Delta, uno strascico di Alfa o un ceppo completamente nuovo, il modo di contrastarla cambierebbe. L’importante è capirlo quanto prima.
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