Il Covid continua a spaventare non poco l’Italia e l’Europa intera. Tanto che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha studiato i propri modelli epidemiologici, e ne ha ricavato dati allarmanti. E, dopo la dichiarazione congiunta con l’Agenzia europea del farmaco (Ema), ammette che nei prossimi mesi il numero dei morti è destinato a salire di nuovo a livello continentale.
Tali “modelli epidemiologici“, infatti, “indicano che sia i tassi di notifica dei casi Covid sia i tassi di mortalità aumenteranno“. Questo nonostante il fatto che “attualmente non ci siano evidenze di una maggiore gravità della malattia causata” dalle sottovarianti Omicron “BA.4 e BA.5“, rispetto a Omicron 1 e 2. Il problema però è un altro: “L’aumento della trasmissione del virus nei gruppi di età più avanzata sta iniziando a provocare casi gravi“.
Lo si legge nelle ‘Considerazioni preliminari di salute pubblica per le strategie di vaccinazione anti-Covid nella seconda metà del 2022‘. Qui l’Ecdc sottolinea che “12 Paesi hanno segnalato una tendenza all’aumento dei ricoveri in ospedale o dei pazienti in terapia intensiva“. Quindi, nonostante “i tassi di mortalità siano rimasti stabili nelle ultime 5 settimane“, si teme che anche il numero dei decessi aumenterà. Ma lo farà solo dopo l’aumento, già avvenuto, dei ricoveri e delle terapie intensive.
I dati che l’Ecdc ha studiato partono dallo scorso 26 giugno. Da allora, si afferma, “i tassi di notifica dei casi di Covid nell’Unione e nello Spazio economico europeo rimangono elevati e sono in aumento. I contagi tra le persone di età pari o superiore a 65 anni sono cresciuti in 23 Paesi. Sebbene questi aumenti siano ancora relativamente recenti, segnalano l’inizio di un’ondata diffusa guidata dalle varianti Omicron BA.4 e BA.5“.
Proprio per questo si chiede di estendere la platea delle persone da sottoporre a una nuova dose di vaccino anti Covid. “I modelli matematici suggeriscono chiari vantaggi derivanti dal lancio precoce del secondo booster per proteggere le persone di età superiore ai 60 anni. Pertanto, l’introduzione anticipata dovrebbe essere presa in considerazione non solo per la popolazione di età pari o superiore a 80 anni, ma anche per gli adulti di età compresa tra 60 e 79 anni e per le persone con patologie pregresse indipendentemente dall’età“. Un cambio di programmi che avrebbe “l’obiettivo di prevenire casi gravi e salvaguardare la capacità dei sistemi sanitari“.
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