Ha superato soglia 19 milioni il bilancio totale di casi di Covid-19 registrati a livello globale dall’inizio della pandemia. E cosi l’Organizzazione Mondiale della Sanità torna a mettere in guarda il mondo, pubblicando nuovi dati, in cui avverte che il numero di casi dal 24 febbraio scorso si è moltiplicato per sette tra bambini e neonati e per sei tra i giovani.
Questa tendenza, secondo l’agenzia Onu, può essere spiegata da diversi fattori. Come “la diagnosi precoce e i test inizialmente incentrati sull’identificazione di casi con sintomi gravi, che si vedono più frequentemente tra le persone anziane”. Ma anche “dal rilevamento di casi più lievi, da test più estesi, da epicentri di focolai che si spostano in Paesi con profili di età più giovane o da un aumento dei comportamenti a rischio dopo l’allentamento delle misure di distanziamento sociale”, precisa l’Oms.
Nel rapporto, pubblicato sul sito ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli esperti dell’agenzia elencano anche le percentuali aggiornate del contagio.
Nello specifico, il 64% dei casi di coronavirus nel mondo si registrano nelle persone di età compresa tra i 25 e i 64 anni. L’1,2% di contagi interessa neonati e bambini piccoli tra 0 e 4 anni, il 2,5% quelli tra 5 e 14 anni e il 9,6% gli adolescenti e giovani adulti di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Il 19,4% di casi, invece, si verifica in adulti e anziani nella fascia 65-84 anni e il 3,4% dei contagi interessa pazienti oltre gli 85 anni di età.
In Italia, dall’ultimo monitoraggio settimanale del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), emerge che tra il 27 luglio e il 2 agosto l’età mediana dei casi diagnosticati “è ormai intorno ai 40 anni“. “Questo comporta un rischio più basso nel breve periodo di un possibile sovraccarico dei servizi sanitari“. In generale il report evidenzia “una tendenza all’aumento” dei contagi da coronavirus nella Penisola. In Italia persiste “una trasmissione diffusa del virus che, quando si verificano condizioni favorevoli, provoca focolai anche di dimensioni rilevanti, spesso associati all’importazione di casi da Stati esteri”.
L’indice di trasmissibilità nazionale (Rt) calcolato sui casi sintomatici è pari a 1,01.
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