“I cittadini si sentono un po’ più tranquilli e tendono a usare meno le mascherine. Non dico che dovrebbero agitarsi perché non è giusto, è giusto vivere un periodo di rilassamento dopo le difficoltà del lockdown, ma è importante mantenere la vigilanza”. A sostenerlo è Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, ribadendo come la vendita di mascherine chirurgiche, nonostante una leggera crescita nelle ultime due settimane, sia più che dimezzata rispetto al periodo del lockdown.
“Non è tornato tutto come prima dell’arrivo del coronavirus, bisogna continuare a mettere la mascherina e a rispettare la distanza”, aggiunge l’esperto.
Crisanti, come riporta Repubblica, facendo riferimento agli ultimi numeri dei contagi in Italia, che nella giornata di ieri, 30 luglio, hanno superato quota 380 nuovi casi, invita i cittadini alla prudenza, seppur senza allarmismi, ricordando l’importanza della misure anticontagio. “Il virus non se ne è andato. Il livello di guardia deve rimanere alto, sia nella popolazione che nelle autorità. Quello che può succedere se non stiamo attenti lo vediamo ogni giorno, osservando la situazione di altri Paesi, anche molto vicini a noi”.
Quanto al calo dell’età media dei nuovi contagi, l’esperto commenta: “Succedeva anche prima che ci fossero casi tra i giovani però avevamo un approccio diverso. I test servivano per fare diagnosi. Ora abbiamo avviato una fase di screening e vediamo il vero volto dell’epidemia, che coinvolge anche i giovani”.
Andrea Crisanti si è anche espresso in merito al tema dei migranti, tornato alla ribalta in Veneto dopo la recente scoperta di nuovo grande focolaio nell’ex Caserma Serena di Treviso, ora centro di accoglienza, dove sono stati trovati positivi al coronavirus circa 130 migranti. L’esperto non ritiene che i migranti costituiscano un problema dal punto di vista epidemico. “Bisogna in qualche modo difendersi da questa narrativa degli extracomunitari che portano il virus”, ha dichiarato Crisanti.
“Queste persone sono rimaste sole durante l’epidemia, non gli hanno fatto i test. Ora però si scopre che vengono infettati, cosa che però succedeva fin dall’inizio. Sono stati abbandonati a se stessi a suo tempo, ad esempio non ho notizia di un’analisi condotta a tappeto sui centri per migranti – conclude l’esperto -. Io però avevo sollecitato al Veneto un’analisi dei richiedenti asilo già il 30 di marzo”.
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