Il ministro della Salute, Roberto Speranza, è tornato a parlare del possibile arrivo del vaccino contro il coronavirus in Italia. Entro la fine dell’anno – secondo le stime – potrebbero essere disponibili le prime 2-3 milioni di dosi da destinare alle categorie più fragili della società. Saranno anziani, personale medico e sanitario, persone con particolari patologie i primi a poterne usufruire. Il ministro della Salute, comunque, ha fatto riferimento al vaccino sperimentato dall’Università di Oxford e prodotto da AstraZeneca. Ecco a che punto sono le ricerche degli altri 7 laboratori.
Sono 8 in totale (su 176) i vaccini attualmente in sperimentazione in tutto il mondo che si trovano già in fase 3 e perciò potrebbero arrivare le prime dosi già entro la fine dell’anno. La fase 3, infatti, presuppone una durata tra i 6 mesi e alcuni anni “e consiste nel somministrare il vaccino a 30-40 mila persone, che vengono poi confrontate con un gruppo di controllo non vaccinato”. Secondo il ministro della Salute, quindi, occorrerà attendere ancora prima di avere un vaccino universale e disponibile per tutta la popolazione.
“Le aziende farmaceutiche hanno cominciato, con fondi di tutti i Governi, a produrre i vaccini già durante gli studi clinici, per essere pronti appena dopo l’ottenimento dei primi risultati – ha detto Speranza -. Nell’iter normale la produzione inizia solo dopo una prova definitiva di sicurezza ed efficacia. Probabilmente la vaccinazione universale della popolazione sarà avviata solo dopo dati solidi su gruppi molto più numerosi ed eterogenei“.
Come ha chiarito Speranza, l’auspicio è che uno di questi otto vaccini in sperimentazione possa presto arrivare anche in Italia. In particolare, tre di questi vaccini sono basati su vettori virali, tre su virus inattivati e due su Rna. “Attualmente in Italia siamo in una fase molto meno drammatica rispetto a quanto accadeva nei mesi di marzo e aprile – ha concluso il ministro Speranza -. Per questo i primi vaccini disponibili saranno proposti, in via eccezionale, solo alle categorie più esposte o a rischio di morte“.
In Italia, nel frattempo, è iniziata la sperimentazione del nuovo vaccino contro il coronavirus: all’ospedale di Verona, in Veneto, ha preso il via l’inoculazione sui primi sei volontari. Si tratta di persone appartenenti a diverse fasce di età: dai 18enni fino ai 54enni, ma tutti veronesi. Le prime tre dosi di Grad-Cov2, comunque, erano state già inoculate su altri volontari all’ospedale Spallanzani di Roma.
“Se tra sei mesi non avranno evidenziato controindicazioni e avranno prodotto anticorpi – ha commentato Stefano Milleri, direttore del Centro di ricerche cliniche dell’Ospedale Borgo Roma di Verona – potremmo dire di essere sulla buona strada”.
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